Aurora Ramazzotti si racconta: “Il mio parto complicato”

Aurora Ramazzotti si racconta: “Il mio parto complicato”

Con sincerità e senza filtri rivela ai suoi follower come ha vissuto le prime settimane da mamma

Aurora Ramazzotti è diventata mamma da poche settimane (Cesare Augusto è nato il 30 marzo) e piano piano sui social condivide le emozioni di questa nuova fase della vita e le prime foto con il suo cucciolo. Con sincerità e spontaneità si racconta come è abituata a fare, dai timori al desiderio di pensare solo in positivo. E ai follower confida anche: “Il mio parto è stato molto complicato, ma lo ricordo comunque come uno dei periodi più incredibili della mia vita”.

L’esperienza del parto

“A ridosso del parto mi chiedevano se avessi paura”, prosegue Aurora Ramazzotti. “Io non ne avevo molta, forse stupidamente, e fino all’ultimo ho voluto pensare che sarebbe andato tutto liscio. Che sarebbe stato bello. Rispondevo sempre di no, che volevo pensare positivo. E sentivo una quantità di storie catastrofiche non richieste da far venire il mal di testa a chiunque”, spiega accennando anche alle complicazioni insorte durante la nascita di Cesare Augusto.

Troppa negatività 

“Ora, quando mi chiedono come sta il mio bimbo, rispondo: “Bene, è bravissimo!”. Nove volte su 10 la reazione è: “Ah vedrai, vedrai, all’inizio sono tutti bravi. E’ dopo il problema”, scrive Aurora Ramazzotti che commenta: “Nessuno si tiene la propria esperienza negativa per sé. Come se ogni esperienza debba necessariamente essere la stessa. Come se ci fosse qualcosa di confortante nel sapere che qualcun altro possa vivere il tuo stesso disagio”.

L’insegnamento

Dei commenti ricevuti dalle persone, Aurora Ramazzotti ha cercato di fare tesoro: “Una cosa che tutto questo mi ha insegnato è avere rispetto della delicatezza di certe situazioni. Non ci avevo mai pensato prima, finché non lo vivi non lo sai”, spiega. E prosegue: “Ma ora prima di raccontare la mia esperienza a qualcuno che deve ancora attraversare quella fase mi accerto sempre che quel qualcuno sia pronto ad accoglierla. Perché non sai mai quali paure il tuo interlocutore possa avere. Nella delicatezza di certe cose meglio essere sicuri”. E poi conclude: “Dalle esperienze si trae insegnamento. Il mio è stato chiedermi: ‘chissà se questa cosa la faccio anche io’ e dopo farci caso. Spesso mi becco a farlo ancora. Ma piano piano si impara”.

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