Tornerà nelle sale americane per quattro giorni il film iniziato da George Cukor e finito da Victor Fleming con protagonisti Clark Gable e Vivien Leigh. Un titolo che non può essere dimenticato per l’incredibile storia che l’accompagna
Quando gli proposero il ruolo di Rhett Butler, Gary Cooper disse: “Via col vento sta per diventare il più grande flop della storia del cinema, e sarà Clark Gable a perderci la faccia, non Gary Cooper”. Se solo avesse saputo quanto si sbagliava, se solo avesse saputo che a ottant’anni dalla sua prima uscita (dicembre 1939 negli Stati Uniti) Via col vento è ancora il film più visto della storia del cinema (con i dati corretti secondo il tasso di inflazione) e che nessuna battuta è mai più rimasta impressa, è mai più stata citata, come quel “francamente me ne infischio” pronunciato proprio da Rhett sull’uscio di casa, probabilmente Gary Cooper sarebbe corso ad abbracciare il produttore del film, David O. Selznick, che aveva pensato anche a lui per il ruolo del rude ma affascinante capitano Butler. In occasione del compleanno importante del film diretto da Victor Fleming e tratto dal romanzo scritto da Margaret Mitchell, Via col vento doveva tornare in sala negli Stati Uniti, solo per due giorni, giovedì 28 febbraio e domenica 3 marzo, per due spettacoli ogni giorno, ma data la grande richiesta avrà altri due giorni di proiezioni. Vincitore di otto premi Oscar, uno assegnato a Hattie McDaniel come miglior attrice non protagonista per Mami, prima afroamericana ad essere nominata in una categoria di attori e a vincere un premio Oscar, e due Academy Awards onorari, il film è un kolossal per il quale è stato investito un budget di 3,9 milioni di dollari e che ha richiesto un processo di realizzazione faticoso e turbolento. La storia segue pedissequamente le millecento pagine del romanzo della giornalista Mitchell e forse anche per questo il risultato è un film di quasi quattro ore. Nell’approvazione generale con cui è stato accolto Via col vento, proprio sulla durata si sono concentrate le critiche negative rivolte al regista Fleming che nel desiderio di non voler lasciare niente fuori dallo schermo, ci ha messo dentro troppe cose.Rossella O’Hara, prima super eroina. Ambientato durante la guerra civile americana e l’età della Ricostruzione, il film racconta di Rossella O’Hara (Vivien Leigh), una delle tre figlie di Geraldo O’Hara proprietario terriero di Tara, Georgia. Miss Rossella vive viziata e coccolata come una principessa, di fronte ai suoi occhi verdi e al suo carattere estroverso che poco ha a che fare con quello di tutte le altre signorine, non c’è uomo, giovane, di mezza età o vecchio, che riesca a resistere. Fanno tutti a gara per conquistare le sue attenzioni ma lei ha già scelto l’amore della sua vita: Ashley Wilkes (Leslie Howard). Purtroppo però Ashley sta per sposare sua cugina, Melania Hamilton (Olivia de Havilland). Non è che non provi nulla per Rossella, la cui forza e tenacia lo sorprendono, ma considera Melania più simile a lui. Fondamentalmente Melania è più buonina, Rossella la chiama “pupattola”, e quindi Ashley, che pare desiderare niente di più di una vita tranquilla, se la sposa. Rossella non può nemmeno odiare Melania perché questa invece sembra provare nei suoi confronti un affetto fuori dal normale. Prima per vendetta, poi per interesse e infine, rendendosene conto troppo tardi, per amore, Miss Rossella si sposerà tre volte nel corso della storia, l’ultima, appunto, con Rhett Butler, sempre però pensando e aspettando Ashley. Nel frattempo, lo scoppio della guerra che la ridurrà in miseria, a “soffrire la fame”, la costringerà a crescere molto in fretta e a tirare fuori tutto il suo coraggio e la sua astuzia. Reinventandosi infermiera, contadina, imprenditrice, riuscirà a sopravvivere con la sola forza di volontà, sempre pensando che, dopotutto, “domani è un altro giorno”. Un casting che ha smosso un Paese Per il ruolo di Rossella (Scarlett in lingua originale) O’Hara si sono presentate circa 1400 attrici, arrivate sul set da ogni parte degli Stati Uniti. Più che delle audizioni, quelle sessioni si stavano trasformando in dibattiti nazionali su chi avrebbe dovuto interpretare il ruolo della protagonista del libro diventato presto best seller, la nuova eroina che aveva scalzato tutte le altre protagoniste dei romanzi precedenti nei cuori delle lettrici. Tra Miriam Hopkins, Paulette Goddard, Jean Arthur, Joan Bennett, Joan Crawford, Bette Davis, Katharine Hepburn solo trentuno interpreti arrivarono agli screen test. All’autrice Margaret Mitchell, ad esempio, piaceva in modo particolare Miriam Hopkins, ma per i produttori l’attrice trentunenne era troppo vecchia. Vivien Leigh arrivò sul set il 10 dicembre 1938, mentre ci si preparava per le prime riprese del film, l’incendio della città di Atlanta. Presentata all’allora regista George Cukor, Leigh entusiasmò tutti per la sua bellezza, certo, ma anche per la vitalità con cui affrontò i provini. Poi però non fu tutto semplicissimo, l’attrice inglese dovette iniziare subito a modificare il proprio accento mentre il produttore Selznick la presentava alla stampa statunitense facendo leva sul parallelismo tra gli antenati francesi e irlandesi di lei e le origini pure irlandesi di Rossella O’Hara. Il premio Oscar che Leigh ricevette come migliore attrice protagonista (e quello che Gable non ricevette come migliore attore, perché battuto da Robert Donat, protagonista di Addio, Mr. Chips!) fu in un certo senso l’equo compenso che non aveva ricevuto sul set. Lavorando per 125 giorni, Vivien Leigh fu pagata circa 25mila dollari per la sua parte, Clark Gable ne lavorò 71 e ricevette 120mila dollari.125 giorni turbolenti Inizialmente il produttore David O. Selznick si era dato 200 giorni di tempo per completare le riprese del film che con quelle scenografie superlative, la fotografia, i costumi sontuosi sarebbe stato puro piacere visivo. Poi cast e troupe riuscirono a completare tutto in 125 giorni (a fronte, c’è da dirlo, della lunghissima fase di pre-produzione per allestire i 90 set necessari) durante i quali, però, non filò tutto liscio. Innanzitutto il regista che era stato scelto, George Cukor (regista del film del 1954 con Judy Garland, È nata una stella, musical dal quale è stato tratto il remake, candidato all’Oscar di quest’anno, A Star is Born), è stato sostituito in corso d’opera da Victor Fleming (Il mago di Oz) che durante la realizzazione di Via col vento decise di prendersi una pausa, sostituito pure lui ma temporaneamente da Sam Wood. Secondo le voci che iniziarono a circolare Cukor fu mandato via perché gay, pare addirittura che un giorno sul set Clark Gable sbottò così: “Non sarò diretto da una checca! Devo lavorare con un vero uomo”. Sta di fatto che per Vivien Leigh e la collega Olivia de Havilland non fu facile abituarsi al nuovo regista. Le due ebbero con Fleming frequenti discussioni, al punto che entrambe si rivolsero più volte di nascosto a Cukor, nei fine settimana o addirittura di notte, per ricevere consigli e suggerimenti sulle loro rispettive interpretazioni. In generale le riprese furono piuttosto stancanti anche per il fatto che se Leigh riuscì ad instaurare un buon rapporto sia con Olivia de Havilland che con Leslie Howard la stessa cosa non si poteva dire per Gable. Continue erano le litigate tra i due, al punto che l’attrice riuscì a far tagliare molte delle scene in cui avrebbe dovuto baciare il capitano Butler.L’evento per la prima del film Alla fine, comunque, Via col vento vide la luce e fece il suo debutto la sera del 15 dicembre 1939 al Loew’s Grand Theater, su Via dell’Albero di Pesco ad Atlanta, Georgia. Fu quello l’evento culmine di una serie di celebrazioni che fecero riempire l’allora cittadina che contava 300mila abitanti. I tre giorni precedenti la proiezione furono dichiarati festivi, scuole chiuse, così come gli uffici pubblici, balli a tema e quotidiani interamente dedicati al film. Tuttavia nello Stato dove ancora erano in vigore leggi razziali, non mancarono proteste quando agli attori neri fu proibito di presentarsi alla cerimonia e a tutti gli eventi di promozione del film. Anche ad Hattie McDaniel (Mami) fu vietato di partecipare. Clark Gable minacciò allora di boicottare la première, ma fu la stessa attrice che lo convinse ad esserci. Dal 1939, la sala numero 6 del cinema “CNN6 Centre” di Atlanta proietta ininterrottamente Via col vento due volte al giorno.
Giulia Echites, repubblica.it