«A chi mi ha offeso con parole forti e violente voglio dire che non fa niente, che io non diventerò mai come loro, il mio palco sarà sempre fonte di luce e di amore per tutti».
È il messaggio lanciato da Emma Marrone, ieri sera in lacrime sul palco del Palaprometeo di Ancona, dopo la bufera sui social per il suo appello «Aprite i porti» durante un concerto a Eboli, fino all’espulsione di un consigliere comunale leghista di Amelia. Nel suo sfogo con migliaia di fan, che l’hanno applaudita e le hanno gridato «ti amo», la cantante salentina ha citato il caso del bimbo di colore di Foligno e ha pianto parlando dei genitori («nessuno vorrebbe vedere la figlia trattata così»), riferiscono alcuni media locali. «Questo è un momento storico in cui stiamo annegando nell’odio» ha aggiunto. «Ho semplicemente detto una cosa che penso, da libera cittadina, una cosa di accoglienza, senza offendere il pensiero degli altri – ha sottolineato – e ho ricevuto offese violente e gravissime, anche da chi ci governa. E molte donne, invece di difendermi, hanno rincarato la dose».«Non voglio attaccare nessuno, ma voglio continuare a fare quello che ho fatto da dieci anni, cioè utilizzare il mio palco e la mia musica per parlare e combattere ogni forma di violenza, omofobia, razzismo – ha detto Emma, a metà concerto, dopo avere ringraziato i fan per il loro sostegno -. Sono ancora convinta la musica abbia potere di unire le persone, di sensibilizzarle, non di dividerle, non di creare odio». «Ho semplicemente detto un cosa che penso, da libera cittadina, una cosa di accoglienza, senza offendere il pensiero degli altri e ho ricevuto offese violente e gravissime anche da chi ci governa. Ho ricevuto offese sessiste e mi dispiace che molte donne invece di difendermi abbino rincarato la dose, le stesse donne per le quali ogni giorno metto la faccia, per creare un mondo di pari opportunità». Ma non per fare politica, «questa non è politica, questa è umanità» ha esclamato tra gli applausi di incoraggiamento. «Questo è un momento storico un cui stiamo annegando nell’odio – ha osservato -. Un momento in cui un professore a scuola prende in giro un ragazzino di colore davanti ai suoi compagni. Non sono madre, ma mi piacerebbe che un domani mio figlio nascesse in un’Italia bella, sana, pulita, coraggiosa e rispettosa dei diritti di tutti. Non sono arrabbiata. L’unica cosa che mi dispiace profondamente – ha aggiunto con la voce rotta dal pianto – è che mio padre e mia madre hanno letto messaggi brutti, violenti e cattivi. A me dispiace per loro, perché nessun genitore vorrebbe vedere la propria figlia trattata così. Vorrei dire loro che sto bene, ho le spalle larghe perché loro mi hanno cresciuta cosi». E dopo avere ricordato chi l’ha attaccata, ha ringraziato «tutte le persone che mio hanno sostenuto con grandi parole di affetto, ringrazio voi per questa serata così difficile, che si sta trasformando in un concerto memorabile e bello». Poi un ultimo messaggio «per i ragazzi più giovani, non fatevi distruggere dall’odio, restate umani».
La Stampa