Due puntate nuove di zecca nel segno di un Andrea Camilleri da emozioni forti e oscure aberrazioni
Un’icona. Tutta italiana. Incisa nella creatività fluviale di Andrea Camilleri, raccolta sul volto e nell’espressione di Luca Zingaretti, medium par excellence dello scrittore: quieto e deciso, rassicurante e implacabile, ironico e concreto.
Sempre in bilico tra “normalità” e cinismo. Tutto in un attore, tutto in un personaggio. Eccolo, Il commissario Montalbano. Torna su Raiuno in prima serata da lunedì 27 febbraio, replicando il successivo 6 marzo con le due puntate nuove di zecca Un covo di vipere e Come voleva la prassi – ovviamente tratte dagli scritti di Camilleri – e, a seguire, un ventaglio di repliche.
I numeri della fortuna
Salvo Montalbano. Processo d’identificazione raro, una maschera non facile da strapparsi di dosso ma qualificante e popolare come poche pratiche di recitazione sono state qualificanti e popolari nella storia della nostra televisione e in parte del nostro cinema.
Anche se la tradizione dei grandi ci racconta del Gino Cervi-Maigret, di Ubaldo Lay-Tenente Sheridan, del Tino Buazzelli-Nero Wolfe, del Paolo Stoppa-De Vincenzi e, perché no, della Lauretta Masiero-Laura Storm. Ma qua i numeri sono da record. Fin dal 1999, anno dell’esordio, a oggi la serie ha fatto la fortuna di RaiUno con più di 10 milioni di spettatori ad ogni nuova puntata, uno share attestato al 40 per cento, una tv movie collection che con questi due nuovi appuntamenti arriva alla vetta dei trenta episodi e che, sommando le sempre fortunate repliche, tocca l’insieme apicale di 140 emissioni in prima serata, continuando ad avere ascolti vincenti anche alla sesta o settima replica.
Fenomeno in tutto il mondo
Insomma un fenomeno. Senza contare che il successo di quest’opera già diventata di culto non si ferma al nostro Paese: difatti è stata la prima serie italiana venduta all’estero e negli anni è stata trasmessa in oltre 60 televisioni tra Europa e resto del mondo ottenendo un ottimo successo di pubblico anche in paesi molto diversi per audience come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Ma Montalbano è andato in onda in tutti i continenti dall’Asia al Sudamerica passando anche per l’Iran, facendo conoscere ovunque una vera e propria eccellenza audiovisiva (e ovviamente letteraria) italiana.
Il ritorno di Montalbano si saluta così come un vero evento. Qualcuno ha detto che è la Sanremo della serialità. E Zingaretti medesimo ha giurato che le due nuove puntate sono le più belle che ha girato finora, fatte di amori tragici e personaggi irresistibili. Lui per primo, aggiungiamo. Capace di assorbire l’attenzione di un pubblico eterogeneo e larghissimo sia a livello culturale sia generazionale.
Sironi, il regista “storico”
Le due nuove puntate sono dirette da Alberto Sironi, vale a dire dal regista di formazione strehleriana che dal ’99 guida la grande macchina di questa fiction conoscendone i più nascosti meccanismi e i più piccoli segreti. “Un covo di vipere e Come voleva la prassi – racconta Sironi – mettono il regista di fronte a un problema insieme etico ed estetico: come tradurre in immagini due storie estreme senza ferire, senza violentare il pubblico?”. Storie forti, un’esperienza particolare metterle in scena: “Sempre più spesso– aggiunge il regista – nei suoi romanzi Camilleri accompagna Montalbano fino sull’orlo dell’abisso, costringendolo a guardare il male assurdo che si nasconde nella follia dell’uomo. Il regista insieme agli attori, agli sceneggiatori, al musicista… tutti insieme coloro che creano le immagini e i suoni di un film, danno la misura a questo sguardo”.
Si comincia in “Un covo di vipere”
Un covo di vipere (27 febbraio, RaiUno), tratto dal romanzo di Camilleri editato da Sellerio, parte dall’assassinio dell’imprenditore Cosimo Barletta, trovato morto nella sua casa al mare. Gli hanno sparato un colpo alla nuca mentre beveva un caffè. Non ci sono segni di effrazione, quindi a ucciderlo è stato qualcuno che lo conosceva, che lui stesso può avere fatto entrare, o addirittura una donna che può avere passato la notte lì con lui. Il caso assume presto tinte assai fosche, perché Montalbano scopre, anche grazie alla testimonianza dei figli dell’assassinato, che Barletta era tutt’altro che una persona specchiata: uomo freddo, crudele, privo di scrupoli e sentimenti, Cosimo, oltre che spregiudicato imprenditore, era anche un ignobile strozzino e aveva rovinato un sacco di gente a Vigata.
Quelle ragazze ricattate
Ma non è tutto, perché Barletta aveva inoltre una particolare inclinazione a costringere giovani ragazze a concederglisi, per poi ricattarle e tenerle sotto il proprio giogo. Erano in molti, quindi, a odiare quest’uomo orribile e sadico. Molti i potenziali assassini. Un caso complicato, che si complicherà ancora di più quando il nostro Montalbano scoprirà che a Barletta non hanno semplicemente sparato, ma che poco prima era stato addirittura avvelenato. Come se due assassini, indipendentemente l’uno dall’altro, avessero deciso quella stessa notte di ucciderlo. Tra gli attori della puntata troviamo Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Valentina Lodovini, Angelo Russo, Alice Canzonieri, Alessandro Haber, Sonia Bergamasco e molti altri raccolti in un cast importante.
“Come voleva la prassi” il 6 marzo
Come voleva la prassi (in onda su RaiUno lunedì 6 marzo) è ripreso dalle raccolte di Andrea Camilleri Morte in mare aperto ed altre indagini del giovane Montalbano (Sellerio) e Gli arancini di Montalbano e Un mese con Montalbano (Mondadori). Qua il cadavere è quello di una bella ragazza, ritrovato nudo, con indosso soltanto un accappatoio insanguinato. Teatro della scoperta il freddo pavimento di un androne di via Pintacuda. Cosa ha spinto la ragazza a trascinarsi, esanime, fin là? Montalbano sospetta che la vittima sia una prostituta proveniente dall’Est Europa. E spera che i Cuffaro, che gestiscono il mercato della prostituzione a Vigata, isolino i responsabili di un crimine così efferato. Per tutta risposta, il commissario diventa oggetto lui stesso di un attentato.
Un incontro inquietante
Le indagini portano Montalbano a scovare tra i condomini non l’assassino, ma un complice, che ha assistito e ripreso con una telecamera, il festino in cui ha trovato la morte la ragazza, a cui hanno partecipato, mascherati ma riconoscibili, i notabili della zona. Durante l’indagine, Montalbano conosce un giudice in pensione, Leonardo Attard, che sta revisionando tutti i processi che ha celebrato, per essere sicuro di non essere mai stato condizionato nel giudizio dai problemi personali. Un incontro inquietante, che lo lascerà con molti interrogativi. Accanto a Zingaretti recitano Cesare Bocci, Peppino Mazzotta, Angelo Russo, Nuccio Vassallo, Giulio Corso, Isabell Sollman, Viktoriya Pisotska e altri.
A livello musicale, si segnalano le canzoni scritte da Olivia Sellerio: ci sono Malamuri in Un covo di vipere e Ciuri di strata in Come voleva la prassi. Brani che entrano nei contenuti delle due storie, affrontando dunque tematiche pesanti e a tratti scabrose. “Ho scritto queste canzoni ‐ dice l’artista ‐ perché la mia voce si aggiunga al coro contro l’ignominia della tratta, contro ogni forma di abuso, anche quello cosiddetto ‘sentimentale’”.
L’evento è servito, varrà la pena di sedersi davanti alla Tv.