Sdraiato, poggiato ad un muro: Alessandro le riunioni finali di “E poi c’è Cattelan” le conduce così. Si diverte e fa divertire la sua ciurma di 10 pirati. «Pronto a stupirvi, finalmente, tutti i santi giorni: vengo da una famiglia di lavoratori, ho bisogno dell’impegno quotidiano. Sanremo? Ad oggi nè sogno, nè incubo, nè possibilità».
Un #EPCC quotidiano, da seconda serata che «comincia quando su SkyUno finisce il programa precedente. E’ quello a cui sta lavorando Alessandro Cattelan con la sua squadra di giovani pirati della tv d’intrattenimento acrobatica: E poi c’è Cattelan è questo, sfida all’ospite di turno per intrattenere fuori dai canoni che il personaggio incarna. Sei Robbie Williams (primo ospite il 16 febbraio prossimo)? E allora sali sul ring.
Se l’è meritato sul campo. #EPCC quotidiano, dunque, Cattelan.
«Il mio sogno: un sogno che vorrei durasse per sempre. Come i late show americani, come Lettermann che lo faceva in un teatro di Broadway col pubblico. Ho voluto la bici e ora pedalo: sono felice al 99,9 e 0,1 di attesa. Diciamo alla romana: e mo c’è Cattelan».
L’impegno quotidiano più importante di un grande show?
«Per me sì: vengo da una famiglia di lavoratori, a star fermo per lunghi periodi mi sento a disagio».
Per questo è stato Iena per così poco?
«Sì: per un pezzo di due minuti devi lavorare tre giorni, non è da me».
E il cinema invece? Dopo quella scena esilarante dello “sporchiafiletto” in Ogni maledetto Natale la rivedremo?
«Fortunata circostanza: avevo tempo per farlo. Oggi c’è #EPCC quotidiano… Quella scena in cui sbaglio la giocata e perdo a carte resta mitica: come mi guardava male Mastandrea, non mi ha più parlato… Scherzo, eh!. Avevano ragione loro, nel film, come fai a non ricordare che 6 è multiplo di 2? In ogni caso ero a mio agio: uno spaesato dentro il mondo del set che non è il mio».
L’arte di giocare col paradosso è filo rosso del Cattelan Pensiero.
«Ho tanto ammirato Gialappa’s, Fabio Volo e Bonolis: il surreale una chiave che è anche la mia».
E poi è un late show: i modelli a cui guardare sono in Usa e Inghilterra.
«Jimmy Fallon, Graham Norton e tanti altri sono ispiratori e qualche volta copiamo, diciamo che li… citiamo. Il bello è che lì programmi del genere ne fanno anche sei contemporaneamente».
Forse gli ospiti sono più disponibili?
«Il primo anno ho portato dalla mia parte a fare pazzie soprattutto gli amici: gli dicevo, mi serve una mano, fidati che #EPCC è una figata. Poi è venuta la mania: in molti tra gli ospiti mi fanno proposte, danno più tempo del previsto per le prove, si preparano. Il programma è decollato».
I più sorprendenti?
«Gli sportivi: Mihajlovic, Bonucci nel loro mondo e sono compressi, li conosci poco per il loro spirito goliardico. E Bobo Vieri che anche suo social è divenuto un personaggio spassoso. Da me si sono potuti scatenare e dimostrare persone davvero divertenti».
A disposizione una lampada di Aladino, la sfreghi: chi esce fuori dopo aver avuto Ben Stiller un anno fa?
«Paul McCartney, Damon Alburn dei Blur e DiCaprio. Comincio con Robbie Williams, comunque: sogno realizzato, è il più grande intrattenitore in circolazione, per me».
Un ospite italiano da sogno?
«Beh, prima o poi verranno tutti».
L’abbiamo interrotta durante una delle riunioni di redazione, quei post-it sul muro cosa sono?
«Siamo una bella squadra. Gli ospiti su cui lavoriamo: top secret».
Qualcosa la sappiamo noi, pur avendo promesso di non sbirciare i preziosi e gialli pizzini murali. Vedremo Bebe Vio, Cortellesi, J-Ax e… Fedez. A proposito: ad X Factor Cattelan presta il lato serio, da bravo presentatore.
«La mia anima vera la butto in #EPCC. La formula lo prevede, ma è sempre più difficile e forse neanche giusto restare totalmente imparziale. Lì tutti si schierano. Stucchevole fare sempre il super-partes: assurdo che non intervenga di più. E’ una recita e ognuno ha il suo ruolo».
Cattelan non lo dice, ma a riascoltarlo sembra di sentire un giudice di X Factor del futuro… Un’intuizione di chi scrive questa. Ma in futuro, tra quindici anni, come si vede Cattelan.
«Firmo per il mio desiderio di oggi: #EPCC che dura anni, come Letterman, magari con un teatro. Non fidiamoci di chi dice “a 60 anni smetto”, poi li vedi ancora tutti lì. E sarà così anche per me, sono un egocentrico totale ma voglio fare la tv non per essere dentro la tv»
E non le manca il pubblico di massa dei grandi ascolti della tv generalista?
«Più gente ti vede, meglio è. Ma non ho l’ossessione. Alla fine dell’anno vedi poi che dicono: miglior serie, Young Pope, miglior programma X Factor o magari EPCC. Insomma marchiamo il territorio».
Presentatore musicale, intrattenitore: #EPCC arriva dopo Sanremo. Per Cattelan una prospettiva, un sogno… Un incubo?
«Nessuna delle tre opzioni. Per quel che ne so io, ad oggi (mai dire mai, ndr), non è nemmeno una possibilità».
Cattelan e i social network, grande motore dei suoi programmi.
«Sono stato uno dei primi ad usare Twitter: oggi se sbagli un tweet ti travolgono con le polemiche. Oggi siamo sommersi dalle opinioni, così ho eliminato le mie, calcio a parte. Il vero Cattelan si sfoga con gli amici reali, per fortuna ne ho. Magari un giorno farò una trasmisione Cattelan dice cose e vede gente…»
IL MATTINO