Il podcast Divaniamo: House of Gucci, un’occasione mancata

Il podcast Divaniamo: House of Gucci, un’occasione mancata

Una donna piccolina e con il vestito corto sfila in una strada di periferia mentre tutti si girano a guardarla. Ha gli occhiali scuri e i capelli ricci, ma pure un fuoco che brucia in lei è che ha il sapore dell’ambizione. È questa una delle prime scene di House of Gucci, il film di Ridley Scott che racconta il dietro le quinte dell’evento che scosse il mondo della moda italiana negli anni Novanta: l’omicidio di Maurizio Gucci, rampollo di una delle famiglie più ricche e potenti del jet set internazionale. La vera protagonista del film, però, è un’altra: Patrizia Reggiani, la ragazza che stregò il cuore di Maurizio e che, diversi anni dopo, ne commissionò l’assassinio. Ha il volto di Lady Gaga che, per il ruolo, ha già ottenuto la nomination al Golden Globe anche se molti sono sicuri che farà la doppietta con quella dell’Oscar. Del film, distribuito da Egle Pictures, non si fa che parlare da anni. Ma cosa dobbiamo sapere davvero prima di vederlo?

L’undicesima puntata di Divaniamo, il podcast di Vanity Fair dedicato alle uscite al cinema e in tv, cerca di scavare a fondo in un film che il mondo aspettava con ansia e che i giornalisti di tutto il mondo hanno fatto a gara per commentare, stroncandolo e promuovendolo quasi in egual misura: House of Gucci, ispirato al libro non autorizzato The House of Gucci: Una storia vera di moda, avidità, crimine di Sara Gay Forden, pubblicato in Italia da Garzanti. Al di là della storia – la ragazza benestante che trova il biglietto d’oro conoscendo casualmente l’erede di una famiglia che vale miliardi -, Scott cerca di indagare nella psiche e nella fragilità di una donna che diventa ossessionata dal potere e dal controllo fino a quando la sua vita privata non va in pezzi e inizia a maturare un’ossessione pericolosa: togliere di mezzo Maurizio servendosi dell’aiuto della sua amica Pina Auriemma. 

Nonostante la forza dell’intreccio, sono molte le cose nel film di Scott che non convincono: dalla pseudo-santificazione di Patrizia Reggiani che la stessa Lady Gaga ha in parte avvalorato nelle interviste e nel tour promozionale del film al lavoro sull’accento italiano fatto dagli interpreti che ha lasciato perplessi studiosi e linguisti della nostra lingua, fino a una rappresentazione fin troppo stereotipata e semplicistica del nostro Paese. Il problema più grande, però, è aver pensato a un kolossal che perde di vista il suo snodo focale: ossia il racconto di cosa sia passato per la testa di Patrizia prima e dopo che l’omicidio di Maurizio fosse commesso. Il risultato è un film che intrattiene ma che non colpisce, che diverte ma senza restare impresso.Complice una sceneggiatura non sempre all’altezza, guest star del calibro di Salma Hayek utilizzate come figurine e delle premesse altissime che hanno accompagnato il suo debutto.

VanityFair.it

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