Campomaggi è da sempre nel nostro immaginario come sinonimo di artigianalità, gusto senza tempo e unicità, ma anche di valori che vanno oltre l’idea di produrre borse alla moda. Un modo di pensare che dà valore all’inesperienza, tanto quanto all’esperienza, alla bellezza dell’imperfetto, alla ricchezza che i segni del tempo e dell’utilizzo lasciano sugli oggetti. Valori che il suo fondatore, Marco Campomaggi, ha riportato (e riporta) nelle sue creazioni e nella sua visione del brand e che oggi ci racconta in un libro Il rumore della necessità e che ha ispirato l’evento in teatro che si è tenuto a Milano, con protagonista la voce potentissima di Roberto Mercadini, autore-attore, scrittore, poeta e divulgatore. A lui è stata data carta bianca per raccontare con un monologo inedito “Il rumore della necessità”.
“Credo che tante persone che si trovano a fare cose di successo possano raccontare storie come la mia: c’è qualcosa che ti porta su una certa strada ma non è affatto detto, soprattutto all’inizio, che quella sia l’unica strada possibile” Marco Campomaggi.
Il qualcosa che ti porta avanti e che ha ispirato la storia di Marco Campomaggi è proprio Il rumore della necessità. Una storia – anzi -un racconto emozionale di un percorso di vita unico fatto di incontri, sconfitte, errori, scelte e scoperta di sé, dove però ognuno di noi può riconoscersi e che può aiutare a riconoscere il proprio rumore della necessità per arrivare (finalmente) alla propria realizzazione.
“Dentro di me ho cominciato a sentire una specie di rumore. Il rumore della mia necessità. Anche adesso, quando vedo qualcuno nella stessa situazione la riconosco e penso: quella persona ha bisogno di rispetto, di aiuto. Perché è nel rumore della sua necessità.” Marco Campomaggi
La storia di Marco Campomaggi è cucita a mano in ogni sua creazione – sulla pelle- dove c’è sempre una targhetta con la sua data di nascita e il nome del suo paese, Teodorano, il piccolo borgo romagnolo che gli ha dato i natali assieme a un pesce, riferimento al suo segno zodiacale. Non un atto di megalomania, ma di garanzia del prodotto e di responsabilità individuale.
“In un mercato dove dominano i marchi, io mi riprendo la responsabilità individuale dell’artigiano. Voglio rimettere al centro la persona. Noi valiamo molto più di quel che pensiamo, e per scoprirlo dobbiamo immergerci fino in fondo in noi stessi per poi poter riemergere e dire agli altri: questo sono io.” Marco Campomaggi
Artigianalità e unicità sono caratteristiche perfettamente riconoscibili nelle borse Campomaggi. Borse che nascono uniche, ma lo diventano davvero nell’unicità di ognuno di noi. Oggetti destinati a restare nel cuore di chi le acquista per sempre, perchè – come afferma Campomaggi – noi siamo fatti di ciò in cui crediamo: scegliamo quali idee tenere e quali buttare, quali oggetti tenere e quali eliminare. È la capacità di individuare cos’è importante conservare, che costruisce la nostra personalità. Io vorrei che chi compra le mie borse le sentisse degne di essere conservate per sempre.
Le borse di Campomaggi non sono perfette, anzi. Sono proprio i loro difetti a rendere uniche e speciali. Un po’ come con le persone. Racconta infatti Marco Campomaggi nel suo libro “A casa mia, a Teodorano, non c’era nemmeno la televisione e alla sera mio padre ci faceva una specie di teatrino, imitando tutte le persone del paese. Sapeva cogliere i difetti di ognuno, ci faceva morire dal ridere. Erano i difetti che rendevano riconoscibili e unici quei personaggi. E io li amavo non con i loro difetti, ma per i loro difetti. Così quando mi sono messo a fare le borse, non ho mai cercato il materiale perfetto, la finitura perfetta. Cercavo materie prime con una vita propria. La pelle perfetta non esiste, né negli animali, né negli esseri umani. Graffi, incidenti, tutto ci segna. Non esiste la borsa di pelle perfetta, a meno che non sia trattata. Io non voglio nascondere i difetti delle mie borse. Voglio che siano scelte perché sono imperfette, tanto che a volte evidenzio alcune criticità con le borchie. Voglio che piacciano così, che le persone ci trovino qualcosa di non convenzionale che le colpisca. Voglio che comprino qualcosa di autentico, di vero.”
Elle.com