«Arise, (si alzi) Sir Ringo Starr». Queste la parole che pronuncerà Elisabetta II alla cerimonia in cui sarà insignito il celebre batterista dei Beatles, al secolo Richard Starkey, 77 anni, del cavalierato, autorizzandolo ad anteporre al nome il titolo di Sir. È quanto rivelano fonti vicine a Starr riferendo di una lettera arrivata da Buckingham Palace secondo l’edizione domenicale del Sun.
Il nome di Ringo Starr comparirà nella «list of honours» di Capodanno dei sudditi cui sarà concesso l’ambito «Knighthood» (cavalierato) e agli altri cui saranno conferite altre onorificenze. Lo stesso privilegio era toccato 20 anni fa all’unico compagno dei “Fab Four” sopravvissuto, Sir Paul McCartney, considerato il più grande talento musicale del XX secolo. Entrambi, come i loro tristemente deceduti compagni dei Beatles, John Lennon e George Harrison nel 1965 ricevettero, tra le proteste di molti benpensanti conformisti dell’epoca, un primo riconoscimento per quanto avevano fatto per il nome – e per le casse, all’epoca l’aliquota massima delle tasse britanniche era al livello stratosferico del 90% – per il Regno Unito la decorazione “Mbe” (Member of The Most Excellent Order of the British Empire), che Lennon e Harrison restituirono.
Starr sarà onorato per il suo impegno in favore di iniziative di beneficenza per l’Aids, gli abusi sui bambini, i diritti umani, la lotta alla povertà nel mondo e nel sostegno alle arti. Benché considerato il meno dotato artisticamente dei 4 – il confronto con i compagni di band era improponibile – Starr è sempre stato un onesto, buon batterista. Lennon e McCartney scrissero diverse canzoni per lui, tra cui alcuni successi, il più noto ma non il più bello, «Yellow Submarine», la più raffinata «With a Little Help From My Friends». Ma il suo capolavoro, scritta e composta da lui resta «Octopus Garden» in Abbey Road, l’ultimo album effettivamente registrato contemporaneamente da tutti e 4 i Beatles.
La Stampa