I registi italiani Orso e Peter: giocavamo a casa di Kurosawa, ci sentiamo un po’ stranieri ovunque
Sono italiani ma di cognome fanno Miyakawa.
Hanno un nonno giapponese, ma quando vivevano a Tokyo tutti gli chiedevano di dove fossero. «Eppure questo sentirci ovunque un po’ stranieri ha creato dinamiche belle per noi: la questione dei confini diventa un po’ più fluida e scegli come casa dei posti a cui ti senti legato… non solo perché sei nato lì».
Casa, per i fratelli Orso e Peter Miyakawa, ora è Milano: è qui dove hanno realizzato il loro primo film da registi, «Easy Living», che verrà presentato martedì al Torino Film Festival.
Un film che di confini e di famiglia parla moltissimo. «Siamo in tutto quattro fratelli, tutti maschi, molto diversi e molto uniti — spiega Orso, 27 anni —. Nel nostro primo lungometraggio abbiamo voluto coinvolgere, un po’ a forza, tutta la famiglia».
L’idea era raccontare delle esistenze di chi vive sul confine, in particolare «a Mentone, dove abbiamo passato diverse estati da bambini. C’era chi si era trasferito di proposito — come un pittore americano che abbiamo inserito nel film —, chi faceva il contrabbandiere: e abbiamo descritto anche quel via vai a cui assistevamo. E poi ci sono i migranti, bloccati, intrappolati in quel posto. Ma per raccontare tutto questo volevamo uno sguardo puro, senza pregiudizi. Il protagonista doveva essere un bambino». Che avevano in casa: loro fratello più piccolo, James. «Lui è noi. È il mix dei nostri ricordi. Attraverso i suoi occhi si osservano tutti i personaggi, gli stessi occhi che trasformano il film quasi in un’avventura. Dopo diversi corti che avevamo girato abbiamo capito che era assurdo non aver immortalato nostro fratello, e quindi noi, in un film. Ci è presa una folle urgenza. Anche perché lui aveva 13 anni, era sull’orlo della pubertà, quando può cambiare tutto in un attimo. Ci siamo riusciti ed è stata la nostra scommessa più grande: è stato una rivelazione, bravissimo».
Corriere.it