Igor Righetti, ‘vi presento il ‘mio’ Alberto Sordi che nessuno conosce’

Igor Righetti, ‘vi presento il ‘mio’ Alberto Sordi che nessuno conosce’

Per noi tutti uno dei più grandi attori della commedia italiana, autore di interpretazioni che hanno segnato la storia del cinema e di battute iconiche, prima fra tutte ‘Mi dispiace, ma io so io e voi non siete un ca**o’. Per Igor Righetti, un membro della famiglia, suo cugino. “Vi presento un Alberto Sordi che nessuno conosce. Era molto riservato e ci aveva chiesto di rivelare dettagli su di lui solo quando non ci fosse più, per essere ricordato dai suoi tanti estimatori e dalle nuove generazioni che ancora non lo conoscono”. Così racconta il giornalista e conduttore radiotelevisivo Rai che, durante la 19ma edizione della Festa del Cinema, presenta ‘Alberto Sordi Secret’, il primo docufilm internazionale sulla vita privata del grande attore, uscito questa estate in 120 sale. La pellicola, grazie al supporto della Regione Lazio, mira a rendere omaggio non solo al grande attore, ma anche a rappresentare un’immagine dell’Italia attraverso i film di Sordi: ‘Il medico della mutua’, ‘Finché c’è guerra c’è speranza’, ‘Nestore, l’ultima corsa’, ‘Un borghese piccolo piccolo’, solo per citarne alcuni.

“Noi familiari avevamo un patto con lui, quello di non raccontare nulla della nostra famiglia. Era così riservato – ricorda Righetti – che le porte delle stanze di casa sua, in via Druso a Roma, erano tutte chiuse a chiave. Il piano di sopra era addirittura interdetto”. Ed è per questo che “non voleva che la sua abitazione diventasse un museo. Avrebbe desiderato che diventasse un orfanotrofio, poiché ci diceva sempre ‘dentro questa casa non c’è mai stato un sorriso di un bambino’. Da qui nasce il suo desiderio che purtroppo non potrà mai realizzarsi”.

‘Alberto Sordi Secret’: “Il docufilm indipendente, realizzato senza il tax credit, è diviso in due parti che si intrecciano”, spiega Righini. “Si compone di una parte documentaristica con gli interventi inediti di amici e parenti dell’attore come il regista Pupi Avati, l’annunciatrice e presentatrice tv Rosanna Vaudetti, la nipote di Totò Elena de Curtis, il re dei paparazzi Rino Barillari, Patrizia e Giada de Blanck, Sabrina Sammarini (figlia dell’attrice Anna Longhi) e molti altri. Questa parte si intreccia con “il racconto filmico in bianco e nero con personaggi realmente vissuti, in cui viene mostrata l’infanzia e l’adolescenza di Alberto Sordi negli anni ’20 e ’30 grazie alle interpretazioni di Fioretta Mari, Emanuela Aureli, Enzo Salvi, Maurizio Mattioli, Mirko Frezza e tre ragazzi di età diverse che impersonano l’attore: Marco Camuzzi, Flavio Raggi e Daniel Panzironi. C’è anche la partecipazione straordinaria del bassotto pet influencer con 50mila follower su Instagram Byron Righetti“, dice il conduttore, che sottolinea come questo sia “un biopic in cui nulla è fiction, frutto di fantasia, ma dove i dialoghi, le situazioni e i personaggi ripercorrono la vita reale e meno nota al pubblico di Alberto Sordi“.

Nei suoi film “Alberto ci ha rappresentati per quello che siamo, con le nostre qualità e difetti. Ha raccontato l’Italia dalla giustizia alla sanità. Ancora oggi è attuale e, per questo, il docufilm può essere un’opportunità per le nuove generazioni, non solo di conoscere Sordi ma anche l’Italia e capire che non siamo mai cambiati”, spiega Righetti. Nel racconto del docufilm emergono i ricordi: “A 16 anni ho vinto un provino per Videomusic, il programma si chiamava ‘Crazy Time’ di Clive Malcolm Griffiths. Quando ho chiamato Alberto per dirglielo non era entusiasta”, ricorda Righetti, che ha scelto la strada della radio: “E’ stato lui a dirmi di seguire quel settore. E nel 2003 ho lanciato l’infotainment su Radio 1“. Da ‘Sordi Nazionale’ consigli preziosi: “Sembra una cosa banale, ma mi ha insegnato a sorridere quando si parla; nessuno lo fa. La voce cambia con il sorriso”.

Inoltre: “mi ha consigliato di inventarmi un saluto”. La più grande eredità lasciata “è la sua umiltà. Era del parere che i grandi non hanno bisogno di atteggiarsi, era disponibile con tutti, anche durante le cene nei ristoranti”, ricorda Righetti, che conclude: “Oggi ci sono troppi che cercano notorietà e si gonfiano per aver partecipato a un reality”.

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