Roberto Andò contro la chiusura dei teatri

Roberto Andò contro la chiusura dei teatri

Lo stop agli spettacoli ha conseguenze “gravi” non solo sul piano economico. “Ho trascorso mesi insieme a chi mi sta a fianco nella conduzione del Teatro Nazionale di Napoli, il direttore operativo, Mimmo Basso, i lavoratori di ogni ordine e grado, il presidente, Filippo Patroni Griffi, e i consiglieri di amministrazione tutti, impegnandoci a riaprire il Teatro, e a renderlo il più possibile sicuro”, esordisce nel suo ragionamento Roberto Andò, direttore dello stabile partenopeo, nella lettera destinata a pubblico e abbonati dopo che il dpcm firmato dal premier, Giuseppe Conte, ha disposto tra l’altro la chiusura dei teatri.  “Con orgoglio, abbiamo da poco inaugurato le stagioni dei nostri due teatri, Mercadante e San Ferdinando, con due spettacoli molto importanti come ‘I Manoscritti del diluvio’, per la regia di Carlo Cerciello, e ‘Tavola tavola, chiodo chiodo’, per la regia e l’interpretazione di Lino Musella – aggiunge – la chiusura dei teatri, avrà conseguenze gravi, sul piano del lavoro, e sul piano dell’insopprimibile voglia di elaborare il nostro vissuto attraverso l’immaginazione scenica. So che non tutti la pensano come me, personalità illustri come Thomas Ostermeier, alla guida del più importante teatro pubblico di Berlino, ritengono che in questo periodo i teatri debbano rimanere chiusi. Il regista è confortato dalla forza del governo tedesco e da una legislazione che garantisce ai lavoratori, siano essi attori o tecnici, un sussidio adeguato, e dignitoso, come d’altronde accade in Francia”. “In Italia, sino a quando non si metterà mano a una legge che la allinei alla Germania e alla Francia nelle garanzie e nelle tutele per i lavoratori dello spettacolo non ci sono altre strade2 se non continuare a lavorare, e “il teatro, e il cinema, siano luoghi sicuri. A teatro, e al cinema, non si parla, ci si abbandona a una visione, lasciandosi guidare dal flusso e dalla forza dell’immaginazione. La mascherina e la distanza di sicurezza, oltre all’ampiezza dello spazio della sala sono una ulteriore garanzia per gli spettatori”. “Noi vorremmo che autorità e giunte comunali si formassero questa precisa coscienza del teatro considerandolo come una necessità collettiva, come un bisogno dei cittadini, come un pubblico servizio alla stregua della metropolitana e dei vigili del fuoco”, conclude Andò, citando testualmente Paolo Grassi. 

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