Un viaggio lungo un anno nella memoria attraverso testimonianze in bianco e nero e filmati di gradi documentaristi. Questo e’ il percorso virtuoso fatto dal giovane regista Giovanni Zoppeddu (nella foto), sardo ma da anni residente in Sicilia, che insieme al montatore Luca Onorati ha lavorato al progetto ‘Diario di Tonnara’, documentario di 70 minuti che sara’ presentato oggi alle 21 in sala Petrassi nella selezione ufficiale della Festa del cinema di Roma. Il film, realizzato mondando sapientemente filmati d’epoca e spezzoni di storici documentari di De Seta e Quilici, e’ tratto dall’omonimo libro del giornalista e scrittore trapanese Ninni Ravazza. “Racconto la comunita’ dei pescatori di tonno divisa tra pragmatismo del lavoro e tensione al sacro, un mondo di valori che e’ praticamente scomparso – spiega Zoppeddu – quello delle tonnare attorno alle quali nascevano borghi, comunita’, che vivevano della pesca del tonno. Un mestiere nato prima della nascita di Cristo, che oggi e’ quasi estinto a causa del clamore mediatico suscitato dalla mattanza. L’uccisione dei tonni – prosegue – rappresenta pero’ solo l’ultimo istante di un processo lungo due-tre mesi in cui i pescatori costruiscono un castello di reti e sperano che i tonni entrino. Se accade, allora avranno da mangiare, altrimenti sara’ una tragedia”. Oggi in Sicilia di 88 tonnare, di cui 30 in provincia di Trapani, non ne e’ rimasta nessuna. Ce ne sono ancora tre in Sardegna, anche se ormai la mattanza non c’e’ piu’ e al posto delle reti ci sono delle gabbie. “Oggi la pesca del tonno e’ industriale – spiega ancora il regista – e per questo il tonno rischia l’estinzione. Con le tonnare, che nel Mediterraneo erano piu’ di 300, questo rischio non c’e’ mai stato e i tonni piccoli potevano uscire dalle reti”. Il documentario dell’Istituto Luce ha un’importante funzione culturale. A sottolinearlo e’ l’autore del libro che ha ispirato il film, Ninni Ravazza. “Questo documentario e’ importante – spiega – perche’ e’ importante non far scomparire una cultura che affonda le sue radici nella storia. Da qualche anno le tonnare non esistono piu’ e gli ultimi tonnaroti sono portatori di una cultura antica fatta di miti, di tradizioni, di riti che non bisogna dimenticare”. Giovanni Zoppeddu ha utilizzato nel suo documentario materiale di grandi autori.
“Quando mi trovai davanti alla scelta di utilizzare o meno le immagini di repertorio – racconta – e i documentari del passato tra i quali De Seta, Quilici, Alliata, ricordo che fui attraversato da tanti dubbi. Mi erano stati di ispirazione durante le riprese e, alla mia prima esperienza di regia, li vivevo come intoccabili. Decisi che ‘Diario di Tonnara’ non poteva fare a meno di quelle immagini che con il loro sguardo cinematografico, meraviglioso e poetico, restituivano la magia alla tonnara”.