Il Consigliere di amministrazione, di area governativa, si arrabbia: norme sui produttori indipendenti non coerenti con il decreto Franceschini, Sky viene favorita, la Commissione parlamentare di Vigilanza si impegni per migliorare il testo che comunque andava trasmesso prima al Cda
Non è filato tutto liscio nella riunione del Consiglio di amministrazione che oggi ha discusso il nuovo Contratto di Servizio, atto strategico che legherà la televisione pubblica allo Stato per cinque anni. Lo si è capito quando il consigliere Franco Siddi, persona prudente, di area Pd, si è spinto fino ad astenersi sul documento minacciando di votare contro se il Contratto non sarà cambiato in modo significativo. Più avanti, si pensa a dicembre, il Consiglio di amministrazione dovrà pronunciarsi in modo definitivo sul Contratto, oggi ancora in bozza, dopo l’esame della Commissione di parlamentari che vigila sulla Rai,
Un testimone racconta che Siddi ha posto, intanto, una questione di metodo e di trasparenza. La bozza del Contratto di Servizio è stata spedita ai consiglieri di amministrazione soltanto ieri a mezzogiorno. Dunque i consiglieri non avrebbero avuto il tempo di studiarlo come la delicatezza del documento richiedeva.
Siddi ritiene anche che Sky sia favorita dalla norma che impone a Viale Mazzini di cedere i propri canali a tutti gli editori, inclusi quelli del satellite e della pay-tv. E’ vero: la Rai avrà diritto a chiedere un compenso “equo” prima di autorizzare il rilancio dei canali e delle trasmissioni. Ma Sky avrebbe comunque guadagnato una posizione di grande forza nel rapporto con la tv di Stato.
Peraltro il governo, in una precedente versione del Contratto, addirittura prevedeva la cessione dei canali a titolo del tutto gratuito.
Il Contratto chiede alla Rai di investire 2 milioni, fin dal 2018, per comprare trasmissioni originali da produttori indipendenti. Siddi si è detto favorevole alla misura che punta ad aiutare i piccoli produttori, nazionali ed europei. Nota però che il Contratto di servizio non ha sufficiente coerenza con il decreto Franceschini.
Ed è curioso che il governo – in due suoi atti, come il Contratto e il decreto – si muova a zig zag senza tenere una linea unica.
La sensazione è che Siddi voglia invitare la Commissione parlamentare di Vigilanza a migliorare il testo del Contratto sollecitata dalla sua astensione, per certi aspetti eclatante.