Tra Rai e Mediaset sono tanti in questo periodo i volti del pop e i programmi musicali che tornano a riempire il piccolo schermo. Ma Arbore avverte: «Non c’è più spazio per tanti generi»
Fiorella Mannoia conduttrice del sabato sera di Rai 1, Claudio Baglioni alla guida del Festival di Sanremo e Gianni Morandi nientemeno che protagonista di una fiction di successo. A dare un’occhiata ai programmi andati in onda poco e a quelli che verranno sembra che la televisione, dopo anni di rapporto travagliato, abbia finalmente fatto pace con la musica. O, almeno, con i cantanti visto che molti di loro sono stati o saranno coinvolti in progetti televisivi. Alcuni nomi li abbiamo già fatti: la Mannoia è reduce dalla recente esperienza di Un, due, tre… Fiorella, show del sabato sera di Rai 1 che, nelle due puntate trasmesse, ha ottenuto buoni riscontri di ascolti e di critica; a Claudio Baglioni la Rai ha deciso di affidare non solo la direzione artistica, come era sembrato in un primo momento, ma anche la conduzione del prossimo Festival di Sanremo, nel ruolo speciale di un cantante che presenta i cantanti; Gianni Morandi (che di Sanremo ne ha presentati due), infine, ha dimostrato di saper conquistare il pubblico non solo con le sue canzoni ma anche con la sua recitazione, tanto che la fiction di cui è protagonista su Canale 5, L’isola di Pietro, ha dato filo da torcere a Fabio Fazio e al suo Che tempo che fa. E l’elenco non finisce qui. Sempre per rimanere nell’ambito della fiction, La musica del silenzio, il film sulla vita di Andrea Bocelli trasmesso recentemente da Rai 1, ha catturato più di sei milioni di spettatori mentre già da parecchio si parla dell’arrivo di una serie sui tre giovani tenori de Il Volo.
Passando all’intrattenimento, la situazione non cambia. Indiscusso campione di ascolti della stagione si sta confermando il Tale e quale show di Carlo Conti dove contano sì le imitazioni e il trucco ma le canzoni la fanno da padrone. E che canzoni, viene da dire se grazie all’impegno e alla buona volontà dei concorrenti, il pubblico riesce ad ascoltare in una stessa serata brani di Michael Jackson, Prince, Madonna, Mia Martini, Mina, Vasco Rossi, Zucchero e chi più ne ha più ne metta. Parata di canzoni anche a Celebration, il programma condotto da Neri Marcorè e Serena Rossi che, seppure al di sotto delle aspettative di ascolto della rete, conserva il merito di offrire tanta musica al pubblico televisivo. Così come, l’estate scorsa, ne hanno portata le serate speciali trasmesse da Rete 4, dedicate a Gianni Bella e a Mogol e come continua a portarne quell’X- Factor che è diventato un vero e proprio cult tra i giovani. Tutti i nomi e i titoli fatti fin qui dimostrano un deciso e rinnovato interesse della televisione per i cantanti, spesso e volentieri, come abbiamo visto, incoraggiato da un buon indice di ascolto.
Alla luce di tutto questo possiamo davvero dire che musica e tv hanno fatto finalmente pace e che vanno nuovamente a braccetto dopo anni di separazione più o meno consensuale? A metterci in guardia da facili trionfalismi è uno che musica e tv le frequenta entrambe da molto tempo: Renzo Arbore, che a fine novembre uscirà con un nuovo progetto discografico (intitolato Arbore plus, è un disco antologico composto da tre cd di musica swing, crooner e napoletana) e che prossimamente sarà su Rai 2 con una nuova edizione di Indietro tutta!, in occasione del trentennale della storica trasmissione. Pur riconoscendo che «si sono avute occasioni interessanti come Celebration o le serate omaggio a Mogol e Gianni Bella», lo showman non nasconde il suo disappunto: «Oggi si sentono le canzoni ma la musica non è solo quella cantata. Chi vuole ascoltare musica sinfonica, classica ma anche rock e jazz non ha altre alternative che rifugiarsi su Rai 4 o qualche rete tematica. Io stesso non so dove andare a fare la promozione del disco in uscita: posso andare a cantare una canzone a Domenica in o in qualche altra trasmissione, ma niente altro».
E il discorso, naturalmente, non riguarda solo lui: «In questi giorni stiamo leggendo sui giornali le critiche all’ultimo disco di Gianna Nannini ma, se non inventano un programma apposta per lei, se va bene andrà a cantare un pezzo da Luca Barbarossa alla radio, uno in un’altra trasmissione televisiva ma non si discuterà mai del disco né delle motivazioni che l’hanno spinta a farlo». Quello che manca, secondo Arbore, è «una vetrina sulla discografia dove si possano promuovere tutti i fenomeni musicali». Un po’ com’era D.O.C.: Musica e altro a denominazione d’origine controllata che lui ha condotto tra il 1987 e il 1989 con Monica Nannini e Gegè Telesforo: «Lì c’era davvero spazio per tutti, interpreti vecchi e nuovi, star e debuttanti, il cantante spagnolo e il musicista di New Orleans» conclude Arbore, con un pizzico di sana nostalgia.
Tiziana Lupi, Avvenire.it