Allieva di Ernesto de Martino, la studiosa è scomparsa a Roma all’età di 83 anni
È stata docente nelle Università di Urbino, Napoli Federico II e Roma la Sapienza
È morta il 25 ottobre a Roma all’età di 83 anni l’antropologa Amalia Signorelli. Allieva di Ernesto de Martino, per il quale scrisse nel 1961 una delle Appendici a La terra del rimorso (al maestro ha dedicato il recente Ernesto De Martino: teoria antropologica e metodologia della ricerca, L’Asino d’oro, 2015), autrice di importanti saggi sulle trasformazioni dell’Italia meridionale (Chi può e chi aspetta. Giovani e clientelismo in un’area interna del Mezzogiorno, Liguori, 1983), sulle migrazioni (Migrazioni e incontri etnografici, Sellerio, 2006), sulle tematiche di genere (Il pragmatismo delle donne, Marsilio, 1993), sulle città (Antropologia urbana, Guerini, 1996), la Signorelli era divenuta negli ultimi anni un volto popolare.
Partecipando a trasmissioni come Ballarò, Otto e Mezzo, Servizio Pubblico e scrivendo su testate come «Il Fatto Quotidiano» aveva saputo tradurre le sue analisi antropologiche della società italiana in un linguaggio accessibile, incisivo e pungente — come testimoniano le espressioni, divenute celebri, di «sdoganamento della prostituzione» e «annuncite». Combattiva, energica e incline al sorriso e alla battuta, è stata una docente molto apprezzata nelle Università di Urbino, Napoli Federico II e Roma la Sapienza.
Adriano Favole, corriere.it