BELLOCCHIO, “I PUGNI IN TASCA” E QUEL BACIO RITROVATO

BELLOCCHIO, “I PUGNI IN TASCA” E QUEL BACIO RITROVATO

bellocchio

(di ARIANNA FINOS, troche Repubblica) ROMA – “Non si sono viste mai così tante facce giovani”, scherza Nanni Moretti guardando la platea affollata dai ragazzi del Cinema America Occupato, ma non solo. Tra gli spettatori anche Ettore Scola e Matteo Garrone. Una breve introduzione di Moretti e Bellocchio e, dopo la proiezione, il dibattito: vivace, interessante, divertente.

I pugni di Moretti. “Sono molto legato a I pugni in tasca, come anche a La Cina è vicina e ai film di Truffaut – dice Moretti – perché mi sembra che cercassero non solo un nuovo cinema ma anche una nuova realtà. Non ho un’infanzia cinematografica, ho iniziato a vedere film a 15 anni. La mattina a scuola mi annoiavo, il pomeriggio andavo al cinema e la sera al Foro Italico e giocavo a pallanuoto. Credo di aver visto questo film al Nuovo Olimpia intorno al ’68. Mi sembrava prefigurasse una nuova realtà”.

La genesi in tasca. Bellocchio racconta gli esordi, i maestri che l’hanno influenzato, la genesi del suo film. “Io venivo dal centro sperimentale. Ero molto introverso, dopo il diploma sono andato in Inghilterra per imparare l’inglese, ma lì ho iniziato a scrivere qualcosa cercando di capire se questa era la mia vocazione. Sapendo di contare su un piccolo budget mi sono inventato una storia molto personale che potessi cercare di realizzare subito. Ammiravo Visconti, Ferreri, Antonioni. Pasolini l’ho scoperto dopo. In Europa guardavo a Chabrol e Truffaut più che a Godard. Tutti adoravano Godard, era lui il mito, il punto di riferimento. Molti lo imitavano, anche. Ma il mio modo di immaginare era diverso, una nouvelle vague legata a una costruzione di tipo realistico”.
“Ho rivisto il film dieci anni fa, a Bobbio – racconta Paola Pitagora, che interpreta la sorella del protagonista – ogni volta che lo rivedo mi sorprende, colgo sempre qualcosa che mi era sfuggito. Trovo che sia un film non datato, non invecchia. La storia del ragazzo che uccide la madre e il fratello è come un sottotesto. C’è un’aria di poesia che ancora oggi mi sorprende”.

La svolta. Moretti ricorda che chi allora vide il film ebbe l’impressione di una svolta. “Non so cosa vedessero di nuovo, io l’ho fatto con molta incoscienza. Il primo film è un’esperienza irripetibile, che si fa senza troppi ragionamenti. Sapevo che avrei potuto fallire e magari prendere un’altra strada. Le prime reazioni, al Festival di Locarno, ci sorpresero: ci fu chi rideva. Oggi mi pare che la sua caratteristica principale sia la sua inattualità. Racconta una storia concreta, passionale che però non pretende di toccare temi sociali, criticare questo o quello. C’era nella sceneggiatura una scena, poi tagliata, in cui il protagonista entrava nella sezione del Partito Comunista perché allora c’era una polemica con il Pci: ci si sentiva a sinistra”. Un argomento che Bellocchio avrebbe sviluppato in La Cina è vicina. “Quel film ebbe un pubblico più vasto. Occupandosi di satireggiare sul partito socialista, su quello comunista, sulla corruzione in provincia, in qualche modo era meno moderno di questo”.

La risata di Lou. A proposito dell’incontro con Lou Castel, splendido protagonista di I pugni in tasca, Bellocchio racconta “fu un incontro casuale. Cercavamo il protagonista. Eravamo al Centro sperimentale, vidi questo ragazzo e pensai che aveva una bella faccia, interessante. Lui frequentava i corsi di regia. Allora gli proposi un provino, come ad altri. Eravamo ingenui, provinammo anche Franco Nero. Ma di Lou mi colpì questa improvvisa risata che c’è anche nel film. Così, malgrado il problema di trovargli una voce per doppiarlo perché non parlava bene italiano, gli proposi il ruolo. E lui, con questo suo modo sobrio e silenzioso entrò magnificamente nel personaggio e credo lo arricchì moltissimo. Gli diede quella folle discrezione e sobrietà”.

Reazione di famiglia. “In questi casi prevalgono delle reazioni che saltano il film. Dopo Locarno il film fu proiettato a Bobbio in una serata di beneficenza, mi diedero anche una medaglia d’oro, perché l’incasso era devoluto all’ospedale civile. Nessuno mi disse “ma tu sei pazzo, cosa fai”. La mia famiglia tacque. Poi dopo, in seguito, dopo molti anni qualcuno mi rimproverò. Invece fui ferocemente attaccato da certa stampa in Italia. Qualcuno mi accusò, e io lo querelai, come se ci fosse stato un rapporto equivoco tra me e Enzo Doria, quando invece il film era stato prodotto da me con i soldi della mia famiglia. E’ stato l’unico film su cui posso dire di avere in parte anche un poco guadagnato”. Nel libro pubblicato insieme al dvd, spiega il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli, c’è una sezione dedicata alla critica, italiana ed estera “abbiamo voluto aggiungere un articolo della stampa di Bobbio pubblicato il giorno dopo quella proiezione. A Bobbio c’era grande attesa per quello che era il primo film girato in città che in più aveva vinto un film importante. Ed era un articolo spassosissimo perché il giornalista racconta della felicità di questa serata di gala bobbiese, le signore ben vestite, applauso staordinario all’inizio e poi alla fine un imbarazzo terrificante”.

Bellocchio il bello. Marco Bellocchio all’inizio frequentò il Centro Sperimentale come attore: “E’ vero, ma ho presto capito che non ero adatto. Sul set mi veniva da ridere, ero negato. Forse per questo amo molto gli attori, perchè sono un attore fallito”. In compenso, svela Ettore Scola, è stato uno dei registi più belli del nostro cinema. Molti colleghi ne erano segretamente innamorati. E Vittorio Gassmann disse che non avrebbe girato con lui “perché non lavoro con un regista che è più bello di me”.

Il bacio (incestuoso) ritrovato. “Non mi sono mai fatto il problema se il film avrebbe scandalizzato”, confessa Bellocchio. Nella versione restaurata è stato aggiunto un frammento con la scena di un bacio tra fratello e sorella, “la tagliammo prima ancora di andare davanti alla commissione censura. Perché il film, ci dicevano, era talmente scandaloso e inaccettabile che sarebbe stato senz’altro sequestrato. Noi facemmo l’errore di tagliare questo frammento. Fino a prima del restauro Lou saliva e semplicemente accarezzava il braccio di Paola mentre invece l’abbracciava e la baciava. Quindi oltre ad essere un assassino aveva anche un rapporto incestuoso. Questo frammento di due, tre secondi, volli reintegrarlo ma non si trovò più il negativo. Poi abbiamo scoperto che, per fortuna, questo frammento era nel trailer del film. E quindi abbiamo potuto salvarlo e reinserirlo”.

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