(di Federica Zito) La storia di Andrea Spezzacatena, il ragazzo che più di 10 anni fa si tolse la vita, diventerà presto un film. A fare la scoperta, quel lontano 10 novembre del 2012, fu proprio il fratello minore di Andrea che, una volta rientrato a casa, trovò il corpo del fratello impiccato con la sciarpa per le scale di casa.
Andrea poco più di 10 anni fa, decise di togliersi la vita dopo aver subito per molto tempo atti di bullismo dai suoi compagni di classe, gli stessi che avevano creato una pagina Facebook per deriderlo e gli stessi che lo hanno soprannominato “il ragazzo dai pantaloni rosa”, appellativo nato per un “errore” del bucato della mamma di Andrea che fece uscire i pantaloni scoloriti tendenti al rosa e così una volta indossati da Andrea si scatenò l’incubo. La sua storia è caratterizzata dal bullismo, cyberbullismo, controversie e indignazione, il padre di Andrea aveva dichiarato:
“Mio figlio non era gay. Voglio dirlo per amore di verità, per amore nei confronti di Andrea. Morire perché ti bullizzano è un’infamia, morire perché ti scrivono sui muri di scuola che sei fr*cio e tu non lo sei è un’ingiustizia senza paragoni. Vivi subendo una prepotenza da cui non riesci a difenderti. In questi mesi abbiamo avuto conferma del suo dolce innamoramento per una ragazzina del liceo e abbiamo capito che la sua scuola, il Cavour, a un passo dal Colosseo, è un luogo dove alcuni giovani propagano prepotenza, coltivano l’omofobia. Non lo sapevamo, gli insegnanti non ce l’avevano mai detto. Non l’avremmo mai iscritto a una scuola così”.
Questa storia diventerà presto un film, in cui la mamma Teresa Manes ha partecipato attivamente alla scrittura della sceneggiatura. Il film è ancora un’idea, ma un’idea che potrebbe ancora una volta far riflettere su questo fenomeno che purtroppo, nonostante le numerose campagne di sensibilizzazione, non conosce fine.
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