Si considera «l’emarginato per eccellenza», Morgan. Lo dice senza amarezza, citando passi di canzoni celebri di celebri cantautori — da Modugno a Baglioni — a cui «non sarò mai associato. Sono completamente non conosciuto a chi ascolta questa musica. Rappresento altro: siamo di due campionati diversi. Mi va bene perché la nazional-popolarità è negativa. Per pochi è un merito».
Domani, a Camaiore, sarà al Festival Gaber. E Gaber era nazionalpopolare… «Erano altri tempi. Ho dei dubbi che uno spirito così libero, critico e capace di ironia sottile potrebbe essere presente nei mass media odierni, così aridi. Gaber rappresenta l’eleganza, il ragionamento, la raffinatezza musicale. Qualcosa che oggi non c’è più».
Oggi cosa c’è? «Tanta grezzaggine. La musica è fatta da gente che non sa suonare, i testi sono senza poesia. È desolante. I ragazzi nascono in cattività: questa è la musica per loro».
Per questo ama le cover? «Anche. Ho un pubblico piuttosto giovane, parola che mi fa schifo. Sono persone intelligenti: non sono massa ma singoli individui che spesso non vanno neanche d’accordo tra loro. Vengono ai concerti e non vogliono condividere. Un po’ come quando io andavo a quelli di Bowie: non ci andavo in carovana, in pullman, il gruppo vacanze che va da Vasco. Per me era un momento di solitudine esistenziale».
Cosa le piace di Gaber? «Le sue canzoni accendono il ragionamento. Sono costrutti ragionativi con corredo hegeliano di tesi, antitesi e sintesi. Non solo amo Gaber, ma penso sarebbe l’unico ad amare certe mie canzoni, alla Morgan, che durano 18 minuti. Gaber è il mio pubblico ideale».
In comune avete anche la televisione… «Ho cercato come lui di essere musicista in tv, non cedendo ad altre logiche».
Ci sono stati anni di enorme successo mediatico… «E poi mi hanno cacciato tutti. O ti vogliono tutti o ti emarginano tutti. Vivono nell’idea che le cose funzionino per botte di fortuna. Se va di moda la rucola mangiano la rucola. In Italia siamo gregari. Il risultato è che in tv è tutto uguale, agghiacciante».
È un emarginato anche lì? «Sì e voglio rimanerlo. Ho dimostrato che sono il più televisivo tra i musicisti. Ho sempre fatto picchi d’ascolto. I signori della tv però ti dicono: devi allargare il discorso. Ma largo cosa vuol dire? Intendono basso: abbassa il livello di quello che dici».
Tornerebbe a fare il giudice in qualche talent? «No, vivo per il domani. Resto il giudice che ha vinto più al mondo, non sarà facile vedermi di nuovo al banchetto dei gelatai di X Factor. E non è bello come tutto è degenerato: era partito come uno show nobile; ora è una cosa squallida e patinata».
In giuria debutterà Asia Argento. Che ne pensa? «Lei è bravissima, se ne intende di musica, mi ha fatto conoscere cose che non sapevo e non vedo l’ora lo faccia col pubblico. Sarà un gran lavoro, sicuramente superiore a tutti quelli che mi hanno succeduto. Mi piacerebbe, idealmente, essere contro di lei in giuria: sarebbe una partita ad alta tensione musicale. Se me lo proponessero? Direi di no».
Chiara Maffioletti, Corriere.it