Il cda suggerisce a Campo Dall’Orto una autoregolamentazione della «politica retributiva». La partita passa alla Vigilanza che ha convocato per domani i vertici della tv di Stato
di Dino Martirano, Corriere della sera
Pd e M5S si scambiano accuse di fuoco
Fuori dall’azienda, il Pd (con Michele Anzaldi rivendica di avere introdotto con la Riforma del 2015 l’obbligo della trasparenza) e il M5S si scambiano accuse di fuoco: «Lo sforamento del tetto dei 240 mila euro è stato possibile grazie a un cavillo del quale il Movimento aveva chiesto l’eliminazione ma tutto il Pd ha votato contro», tuona il blog di Beppe Grillo. In questo clima da «guerra fredda», il consiglio di amministrazione della Rai ha spiegato le proprie ragioni. Il dg Campo Dall’Orto ha detto che «la trasparenza non è solo un obbligo ma un’occasione unica per creare maggiore valore per l’azienda». Il direttore generale, poi, avrebbe ipotizzato soluzioni drastiche, tra cui il licenziamento dei «parcheggiati» ereditati da gestioni passate con stipendi oltre i 200 mila euro, ma il consiglio al gran completo gli ha ricordato che le «liste di proscrizione» non funzionano in una azienda in cui, tra commissioni paritetiche e giudici del lavoro, alla fine è il dipendente a spuntarla. E per paradosso sono stati citati i casi di giornalisti e manager «parcheggiati» con lauti stipendi che proprio ora potrebbero ripescare le cause per demansionamento.
Il cda conferma «il proprio supporto ai vertici»
Alla fine, il consiglio ha dato una mano al direttore generale scelto da Renzi, ma da qualche tempo entrato nel mirino del Pd. Anche i consiglieri «di opposizione» hanno fornito dei suggerimenti per trovare una via d’uscita: «Una proposta di autoregolamentazione etica che preveda una politica retributiva sempre più corretta». Alla fine dunque il consiglio ha confermato «il proprio supporto ai vertici», ma non ha dimenticato di sollecitare «una soluzione in tempi ragionevoli nei casi di figure di dirigenti apicali che non hanno al momento un incarico specifico o corrispondente al proprio livello di retribuzione». Ovvero vecchie conoscenze della Prima Repubblica ma anche «acquisti» recentissimi voluti da Dall’Orto. Segnalate, poi, le «discrasie» che riguardano il nuovo management della Rai assunto con contratti triennali o (in una quindicina di casi) a tempo indeterminato. Quella che sta emergendo, però, è solo una faccia della medaglia, attacca il sindacato dei 1.700 giornalisti Rai (Usigrai): «La Rai pubblichi tutti dati. A quanto ammontano gli appalti? Quali sono le società di produzione che guadagnano di più? Chi sono gli agenti più utilizzati? E quali sono gli ingaggi dei conduttori..?». Tutto denunciato all’Anticorruzione di Raffaele Cantone e alla Corte dei conti. L’Anac chiederà chiarimenti alla Rai sugli «extra» concessi a manager: «Ai compensi pubblicati — insiste Anzaldi — si aggiungerebbero parti variabili dello stipendio, carte di credito, abitazioni…». Domani i vertici Rai saranno in commissione di Vigilanza.