Rottura tra Mediaset e i francesi di Vivendi, che dopo aver visto meglio i conti di Premium cambiano programma sull’alleanza con il Biscione defini piano alternativo che riduca sensibilmente l’impegno sulla pay-tv italiana e che – soltanto in una seconda fase, a distanza di tre anni – li porti al 15% dell’intero gruppo tricolore. Insomma, salire direttamente nel capitale della controllante, di cui Fininvest detiene il 33,49%, mettendo tra parentesi la controllata in difficoltà. Una nuova rotta che spiazza le televisioni della famiglia Berlusconi, che non riuscirebbero così a liberarsi subito di un asset che pta lo scorso aprile e provano a tracciare unesa sul bilancio ormai da tempo, vedendosi poi sconvolti i piani per recitare un ruolo a livello europeo nell’industria della comunicazione del futuro. Non è un caso che il titolo crolli a doppia cifra a Piazza Affari.
In una secca nota diffusa da Cologno Monzese si spiega la nuova offerta ricevuta da Vivendi, che manda all’aria i piani tracciati in primavera: “In sostanza Vivendi, confermato lo scambio del 3,5% del capitale di Vivendi e del 3,5% del capitale di Mediaset, propone di acquistare soltanto il 20% del capitale di Mediaset Premium e di arrivare a detenere in tre anni circa il 15% del capitale di Mediaset attraverso un prestito obbligazionario convertibile”, dice il Biscione. Che poi aggiunge due passaggi che danno il senso del pesante scontro in corso. Da una parte, infatti, Mediaset sottolinea che la lettera di Vivendi ricevuta solo ieri “elude un riscontro puntuale ad un’intimazione rivoltale da Mediaset ad adempiere ai propri obblighi contrattuali – finora inadempiuti – in primo luogo quello di notificare tempestivamente l’acquisto del controllo di Mediaset Premium alla Commissione Antitrust della Ue“. D’altra parte, spiega che l’ad di Vivendi – Arnaud de Puyfontaine – “ha verbalmente comunicato che Vivendi non intende comunque onorare il contratto stipulato”.
Mediaset definisce la presa di posizione di Vivendi, a valle de diligence sui conti di Premium, “una novità assoluta e non concordata” che “rappresenta una palesella due contraddizione con gli impegni assunti da Vivendi mediante il contratto firmato l’8 aprile scorso, concluso dopo lunghe trattative con l’approvazione di tutti gli organi competenti di entrambe le parti”. Per questo, dal cda di dopodomani convocato per i conti semestrali si aspetta una posizione ufficiale in risposta ai francesi e alla “gravissima comunicazione dell’Amministratore Delegato di Vivendi. Mediaset è fermamente determinata a far valere ogni proprio diritto in ogni sede”.
Il riferimento è a quanto annunciato lo scorso aprile: i termini dell’accordo tra la società di Berlusconi e quella di Bolloré, che prevedevano lo scambio azionario di un pacchetto del 3,5% del capitale e la vendita della quota del Biscione nella pay-tv Mediaset Premium (l’89% della pay-tv, mentre il restante 11% acquistato dagli spagnoli di Telefonica sarebbe arrivato in un secondo momento). Nell’intesa erano previsti accordi per vincolare in via reciproca per tre anni la partecipazione (si tratta del cosiddetto lock-up). Nel dettaglio dell’accordo, che doveva esser definito entro il prossimo 30 settembre, si diceva che nel primo anno Vivendi non avrebbe acquistato alcuna azione Mediaset, mentre nel secondo e terzo anno non avrebbe potuto superare una partecipazione del 5%.
Dalla Francia si precisa cosa ha portato a questa nuova proposta unilaterale e Vivendi aggiugne che aveva esposto a Mediaset, lo scorso 21 giugno, “divergenze significative nell’analisi dei risultati della sua filiale di Pay Tv Mediaset Premium su cui i due gruppi sono in trattativa”. Nel comunicato del colosso transalpino si precisa poi che “il presidente del suo consiglio di gestione – cioè Bolloré – con una lettera datata 21 giugno, ha comunicato ai dirigenti Mediaset delle divergenze significative nell’analisi dei risultati della sua filiale di pay Mediaset Premium, su cui i due gruppi sono in trattativa”. Il gruppo francese ha quindi “fatto, ieri, una proposta a Mediaset per trovare un nuovo accordo in termini differenti e proseguire le discussioni”, dato che “conferma la sua volontà di costruire un’alleanza”.
Ma con il cambio di rotta odierno prendono improvvisamente corpo i dubbi circa le valutazioni effettuate sulla televisione a pagamento, che erano montati già a qualche settimana di distanza dall’annucnio della collaborazione tra i due gruppi. D’altra parte, anche nel primo trimestre dell’anno i conti della televisione a pagamento avevano fatto da macigno su quelli dell’intero gruppo, portandoli in rosso di 18 milioni. Agli addetti ai lavori sono sembrate mancare alcune informazioni relative alla cessione di Premium a Vivendi, il cui “100% (sulla base dei prezzi delle azioni francesi, ndr) è stato valutato 756 milioni inclusivo di una posizione finanziaria netta positiva al closing di 120 milioni”, per valutare concretamente i razionali della stessa. A cominciare dalla necessità o meno di Mediaset di rimpinguare quella stessa cassa, o del prezzo di riacquisto da Telefonica dell’11% di cui gli spagnoli si volevano disfare.