I suoi ritmi reggaeton da mesi ci fanno ballare un po’ ovunque, dalle discoteche alle lezioni di zumba. Dopo il successo di Ginza, il cantante colombiano J. Balvin (ve lo ricordate a Sanremo?) è pronto a travolgerci con la sua Energía. L’intervista
All’ultimo Festival di Sanremo, dove si è esibito come ospite la penultima sera, si è fatto notare per il suo look in rosso e il capello lilla. Ma anche per quei ritmi reggaeton, che da mesi ci stanno facendo ballare un po’ ovunque, dalle discoteche alle lezioni di zumba.
Già autore di remix in lingua spagnola – ha collaborato con Ariana Grande, Justin Bieber e Pharrel William – J. Balvin, 30 anni, originario di Medellin, Colombia, è il nuovo volto della musica latina (per Billboard «il più grande fenomeno sudamericano da molti anni a questa parte»): la sua Ginza ha dominato le classifiche di tutto il mondo, compresi Stati Uniti e Italia, dove è stata tre volte Platino. Forte di questo successo, J Balvin il 24 giugno esce il suo disco Energía. Quando ci incontriamo, il look total beige risalta ancor di più la moltitudine di tatuaggi che s’intravede sotto la giacca.
Quanti ne ha?
«Ho perso il conto. Ogni volta che ho tempo libero, in tour, vado a farmene uno. Il primo l’ho fatto sulla spalla, a 12 anni. Mia madre si arrabbiò moltissimo. Oggi è rassegnata, ogni volta che mi vede chiede: quanti tatuaggi nuovi ti sei fatto?».
Anche il suo colore di capelli (lilla, ndr) non passa inosservato.
«L’ho cambiato cinque anni fa e non sono più tornato indietro. Penso sia un modo di esprimersi, che rispecchia la sicurezza in se stessi: anche se gli altri ti guardano storto, si riconosce che c’è qualcosa di diverso in te. E questo per me è importante».
Lei che origini ha?
«Sono nato e cresciuto in Colombia, un Paese bellissimo, che sta attraversando molti cambiamenti positivi. Lì la gente non smette mai di sorridere, e anche io sono così. Per questo sono felice di portare il mio Paese ovunque nel mondo».
Un Paese che ha anche molti problemi, però.
«Con quelli ci sono cresciuto, un po’ ti abitui. Ma ora la situazione è molto diversa rispetto agli anni ’80. Tant’è che quando gli amici che ho in giro per il mondo vengono a trovarmi, dicono “io qui ci vivrei per sempre”. E io pure».
Qualcuno le ha mai detto che assomiglia a Eros Ramazzotti e Ricky Martin?
«Ricky Martin sì, ma Eros Ramazzotti no, mai (ride). Penso sia fico, lui è fico e lo prendo come un gran complimento: speriamo mi porti bene».
Raffaella Serini, Vanity Fair