Sgomberiamo subito l’equivoco di pensare che questo Alice attraverso lo specchio sia la trasposizione del romanzo di Carroll, Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, ambientato sei mesi dopo le vicende del primo e più conosciuto libro. Questa è, in realtà, una avventura inedita che prende spunto da una vicenda legata al personaggio del Cappellaio Matto per proiettare Alice nuovamente nel Sottomondo. Sperando di ripetere il successo (anche se controverso a livello di critica) del film di Tim Burton, ovvero Alice in Wonderland, datato 2010, che diede il via ai remake dal vivo dei classici targati Disney. Ecco, da questo punto di vista, se si pensa all’ottimo Il libro della giungla, appena ammirato nelle sale, qui si registrano non uno, ma almeno due passi indietro. Sarà che Burton si è defilato dalla regia, affidata a James Bobin, l’impressione è quella di una trama non propriamente curata, imbastita per dare sostanza più agli effetti visivi e alle colorazioni dell’ambiente (notevoli) che allo sviluppo di personaggi il più delle volte approssimativi (anche come recitazione). Alice Kingsleigh (Mia Wasikowska, senza infamia e senza lode), ora comanda la nave del padre. Rientrata a Londra, dopo aver scoperto che la madre l’ha messa, economicamente, in una situazione spiacevole, attraverso uno specchio, si ritrova nel Sottomondo dove incontra i vecchi amici e, soprattutto, il Cappellaio Matto (Johnny Depp, solito bagaglio di mossette e smorfie), che afferma di non essere più orfano. Solo Alice potrà aiutarlo a ritrovare i genitori, attraverso una Cronosfera collocata nel palazzo del Tempo (Sacha Baron Cohen, l’unico a guadagnarsi la pagnotta) che le permetterà di tornare indietro negli anni. Il tema del tempo (vivi bene il tuo presente, il passato non si può cambiare) è quello portante di tutta la storia, presentato a più riprese al pubblico dei ragazzini, senza rivelare grandi verità. C’è anche il discorso legato alla famiglia e all’importanza di non trascurare i propri legami. Un discreto film per le famiglie, ma nulla di clamoroso.
Il Giorno