Mi dispiace per Frizzi, l’amabile vicino di casa degli italiani

Mi dispiace per Frizzi, l’amabile vicino di casa degli italiani

(Tiziano Rapanà) Fabrizio Frizzi è morto. Aveva solo sessant’anni. Vorrei scrivere un pensiero che non sia trafitto dalla retorica, anche lecita – dato l’accaduto. Mi limito a scrivere, dunque, che mi dispiace tanto. Frizzi ha fatto parte della mia vita di telespettatore. Specie nella prima parte, quella legata agli storici programmi Scommettiamo che…?  e Piazza grande (ve lo ricordate questo breve spin-off – durato una sola stagione – de I fatti vostri?). Non ero un suo fan, ma mi piaceva. Mi rassicurava. Frizzi rappresentava la misura e il buon senso. Non urlava mai né sovrastava l’interlocutore. Frizzi mi pareva un signore che viveva nel comandamento laico di rispettare il prossimo. Il dispiacere per la sua dipartita, stamattina, ha colto anche la mia cittadina, che ha espresso un commosso rammarico. Ho appreso la notizia in un bar. Un avventore trafelato mi ha dato la sgradevole notizia: “Avete saputo? È morto Frizzi. Peccato, mi dispiace. Guardavo sempre L’eredità.”. L’avevo visto di sfuggita qualche giorno addietro, in tv, e non m’era piaciuto il suo volto debilitato. Ma il suo aspetto non lasciava, almeno ai miei occhi, presagire l’imminenza della fine. Anche il mio edicolante – ho un rito, tutte le mattine, di andare a prendere i giornali – c’è rimasto male. E non solo lui: anche i suoi clienti hanno espresso il loro dispiacere. Avete presente quel dispiacere che si prova quando se ne va una persona che si conosce di sfuggita? Il vicino di casa o quella persona con cui ci si scambia talvolta delle affettuose, per quanto provvisorie, cordialità? Ecco, quello è il tipo di dispiacere che ho letto negli occhi delle persone incontrate oggi. Per loro, e anche per me in fondo, Frizzi è stato il vicino di casa, l’avventore del bar, con cui volentieri si chiacchiera durante la giornata.

tizianodecoder2@gmail.com

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