Fasma: “A Sanremo non volevo vincere, sono stato felice di far vedere chi sono”

Fasma: “A Sanremo non volevo vincere, sono stato felice di far vedere chi sono”

Il ventiquattrenne rapper, arrivato in finale nella sezione Nuove Proposte, presenta l’album ‘Io sono Fasma’ che esce venerdì. Mentre il singolo è già nella top ten


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Ventiquattro anni, una grande passione per la musica e una visione dell’universo sonoro che non paga tributi a niente di quello che è stato nel passato. Tiberio Fazioli, ovvero Fasma, non è un rapper qualunque e la musica che propone non è facilmente liquidabile con l’hype che circonda molti dei “novissimi” della musica italiana di oggi. No, Fasma punta più in alto, guarda oltre e dal 2016, quando ha iniziato assieme a GG, il suo produttore, a percorrere in maniera costante le strade della musica, ha iniziato a fare di testa sua, seguendo i sentimenti e le ragioni del suo giovane cuore. Chi lo presenta dice che “la musica è il pennello senza regole di Fasma, il microfono è la fotocamera con la quale cerca di rievocare momenti passati e significativi della propria vita, empatia in note, scatti di emozioni”.

E una volta tanto il comunicato stampa non ha torto perché se c’è una cosa che tutti hanno notato nelle settimane precedenti e poi nei giorni del Festival di Sanremo, è che Fasma non è come tutti gli altri, che l’emozione (la sua, visibilissima, in scena, ma anche quella che riesce a creare in chi ascolta), il sentimento, la passione sono le sue doti migliori, le sue carte vincenti. Non c’è mestiere, non c’è finzione, non c’è altro che Fasma, le sue parole, i beat che la sostengono, l’autotune usato come uno strumento espressivo e le note, sparse come gocce, sulla tela delle sue canzoni. Per sentirmi vivo è il brano che lo ha imposto all’attenzione del grandissimo pubblico televisivo, ma Fasma, dal 2016 appunto, era già noto a chi frequenta la nuova scena italiana, e una certa forma di successo “indie”, fatto di milioni di visualizzazioni su YouTube, di stream nei servizi digitali musicali, lo aveva già avuto. E ora, con il nuovo album che ha un titolo perentoriamente chiaro, Io sono Fasma, che esce il 28 febbraio, inizia una nuova fase del suo percorso nell’arte e nella musica. Il primo “test” con il mondo più ampio del mainstream pop lo ha superato con facilità: “Sono felicissimo, c’è poco da dire”, sostiene, “andare a Sanremo è stata un’esperienza bellissima”.

C’è mancato poco che arrivasse primo, la vera finale è stato il “duello” tra lui e Leo Gassman…
“Ma no, è andata benissimo così, io alla fine non volevo neanche essere il primo. Siamo arrivati a Sanremo per presentare quello che eravamo, non eravamo in gara con gli altri e nemmeno gli altri con noi, la competizione io non l’ho mai sentita. Canto un pezzo, sono lì, vedo quelli che mi danno calore e capiscono quello che ho in testa: è quella la vera vittoria”.

Ed è stato anche un modo di far vedere al grande pubblico la realtà della nuova musica italiana.
“Anche questa è stata una cosa bellissima. Nel 2020 vediamo i frutti del passato, e il passato è finito, non c’è cosa migliore. L’Italia si sta evolvendo, cresce, cambia e questa cosa finalmente si vede. La musica è uno specchio della cultura delle nazioni, la nuova musica italiana rappresenta molto l’Italia di oggi”.

L’Italia dei più giovani…
“Si, un’Italia giovane. Sono in tanti a pensare che i giovani non hanno niente da dire, o se ce l’hanno non hanno voglia di parlare, o ne hanno addirittura paura. Invece non è così, i giovani non si fermano e continuano a dire la loro. Con la mia musica voglio rappresentare come io vivo la vita, questo è il mio messaggio”.

Com’è nato il pezzo che ha portato a Sanremo?
“È un pezzo nato in maniera naturale, come tutte le altre cose che facciamo con GG. Non abbiamo mai fatto pezzi pensando di fare un “bel pezzo”, o con altri scopi che non fossero quelli di esprimerci come volevamo. Il percorso di Sanremo è nato dopo, ci convinceva l’idea di poter portare Per sentirmi vivo a un pubblico più grande e l’abbiamo fatto. La strada per Sanremo è stata sempre una scoperta, un gioco, perciò è stato bello percorrerla. Anche perché abbiamo messo la musica davanti a tutto e io ho messo me stesso in gioco per quello che sono davvero. Anche quando ero con altri cantanti, che erano a un livello diverso dal mio, non mi sono mai fatto problemi, io questa consapevolezza dell’essere cantante non ce l’ho mai avuta. Siamo andati a Sanremo con quello che avevamo, è stato bello arrivare lì essendo se stessi”.

Non ha mai pensato che il Festival, la televisione, il successo, potevano farle correre il rischio di cambiare in peggio?
“No, mai. Io penso che le persone che si fanno cambiare dalla fama o dal successo hanno lo stesso valore delle cose per cui cambiano. La mia persona non vale il successo quindi non credo che cambierò, lo vivrò a modo mio. Quello che conta è avere la possibilità di dire la mia e di farlo, e continuerò così. Se sono arrivato fin qua è perché sono quello che sono, non quello che gli altri si aspettano che io sia”.

E da domani?
“Voglio uscire con il concerto e spaccare tutto, portare l’album in tutta Italia e magari anche fuori. Voglio proprio vedere come va”.

Repubblica.it

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