RADIO, C’E’ VITA NELLE ONDE MEDIE

RADIO, C’E’ VITA NELLE ONDE MEDIE

Università, ask associazioni, try privati: interesse sulla vecchia Am

radioC’è una radio nella Bassa padovana che mentre scriviamo nel pomeriggio sta mandando in onda una selezione di musica jazz. La mattina vi si trova una trasmissione di ufologia, ambulance astrofisica, energie alternative, la sera dalle 19 all’una di notte ritrasmette l’Irrs, Italian Radio Relay Service, con i programmi della Voice of America e della Bbc. Per il resto del tempo musica d’epoca e notiziari. Ma la particolarità, stranamente, non è il palinsesto. La Challenger Radio, così si chiama, è un’emittente in Am sulle onde medie, la banda utilizzata finora dalla Rai (sempre meno), dalla Radio Vaticana e, in passato, da Radio Montecarlo, quando ancora era un emittente completamente monegasca. Dal 2009, quando è nata, Challenger radio è stata una radio pirata, perché in Italia la trasmissione sulle onde medie era riservata all’emittente pubblica. Tant’è che l’antenna sulla Bassa padovana dal 2011 e per un anno e mezzo è stata spenta dalla magistratura. Qualcosa ora però è cambiato: la scorsa settimana l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha pubblicato il regolamento con cui stabilisce i criteri per l’assegnazione delle frequenze in onde medie anche agli altri operatori e ai nuovi entranti. Entro due mesi il ministero stabilirà esattamente quali frequenze si potranno utilizzare, tenuto conto delle interferenze con l’estero, quale sarà la copertura, se locale o più ampia, e alla fine chi è interessato potrà fare richiesta. Le frequenze saranno assegnate con un beauty contest: si presenta il progetto da valutare in base alla qualità e ad altri parametri (tra cui i contenuti aventi finalità sociale o di pubblica utilità e il piano di investimenti) e si potrà avere una frequenza per 20 anni. Il regolamento è arrivato su impulso della Legge europea 2014 dello scorso luglio con la quale si accolgono gli obblighi derivanti dall’appartenenza all’Unione europea e uno di questi, appunto, era di aprire le onde medie anche a operatori privati. Sull’obbligo imposto all’Italia, Challenger Radio non è del tutto estranea: è del 2013 una denuncia di un appassionato e studioso del diritto delle radiocomunicazioni, Giorgio Marsiglio, che è corso in soccorso dell’emittente padovana (e non solo) con una denuncia all’Unione europea sulla situazione italiana, dalla quale poi è scaturito tutto il resto. Naturale però chiedersi chi siano gli interessati a questa banda che sa di nostalgia. Prima di arrivare al regolamento dell’Agcom (3/16/Cons) c’è stata una consultazione pubblica, come d’obbligo, e dall’elenco dei partecipanti già ci si può fare un’idea: oltre alla Challenger Tv Broadcast Communication, proprietaria della radio di cui abbiamo parlato, c’è l’associazione degli operatori radiofonici universitari Raduni, Unicaradio dell’Università di Cagliari, poi emittenti web che invitano alla socialità come Radio 2.0 di Bergamo, l’emittente cattolica Radio Kolbe, la webradio Venice Classic Radio. Il regolamento, infatti, ha aperto alle emittenti comunitarie, alle università e agli enti senza scopo di lucro, non solo agli operatori che avevano progetti commerciali. Un punto importante, perché in Italia esistono numerose radio universitarie e sulle onde medie quello che si può fare più agevolmente è trasmettere su un bacino ristretto, in modo da non dover utilizzare impianti enormi, e avere un palinsesto stile talk radio, perché la qualità con le attuali tecnologie per le onde medie in modulazione di ampiezza è quella che è. Il digitale, infatti, esiste (si chiama Drm), ma non ci sono i ricevitori, mentre c’è una tecnologia per trasmettere in stereo e con discreta qualità ma, ancora una volta, richiederebbe apparecchi appositi. Nell’elenco di chi ha partecipato alla consultazione anche l’Associazione Comunicare, che si occupa di comunicazione in ambito infermieristico. Questo fa tornare alla mente quanto accade nel Regno Unito: là il digitale in Fm è ormai attivo da diversi anni, eppure l’Am è vivo e vegeto, con canali Bbc, emittenti private di musica nostalgica, radio di associazioni e di ospedali, un fenomeno storico Oltremanica: la prima radio destinata a risollevare il morale dei pazienti (e del personale) fu installata nello York County Hospital nel 1925. Ovviamente l’ingresso o meno in onde medie per tutti dipenderà da diversi fattori, non ultimi i canoni per le frequenze da stabilire. Ma quale può essere l’interesse per un’emittente commerciale? «Per noi la radio in onde medie è innanzitutto un’idea romantica», racconta l’ingegnere Maurizio Anselmo, l’imprenditore che ha aperto Challenger Radio, «un monumento a Guglielmo Marconi che l’Italia ha dimenticato. E comunque sulle onde medie con un solo trasmettitore si può arrivare a migliaia di chilometri di distanza, se non milioni e i costi per la banda sono bassi. La radio in Fm di oggi è in mano ai grossi network, non è possibile entrare se non comprando le frequenze e noi vogliamo comunque proporre una radio diversa, con programmi che contengano qualcosa di interessante, una talk radio con contenuti, magari sponsorizzati per evitare di morire». Ovviamente, questa non è l’attività primaria di Anselmo, proprietario di un teleporto satellitare proprio nel Padovano, ovvero un centro a cui arrivano via fibra ottica canali da diversi paesi che poi sono trasportati sul satellite. Lui stesso è proprietario di un canale satellitare, che ha lo stesso nome della radio romantica, come la definisce. Ed è sempre lui a condurre la trasmissione mattutina in Am su ufologia e affini. Sul suo sogno, però, ci ha anche investito: Challenger Radio ha un trasmettitore grande quanto due armadi, con un’antenna poggiata su una torre alta 60 metri in stile Rai e normalmente il suo segnale da qui, in provincia di Padova, arriva a 300-350 chilometri di distanza, fino a Pescara. È durante la notte, però, che le onde medie danno il meglio di sé, tramontato il sole che le disturba: Anselmo, racconta, conserva una cartolina che arriva dal Circolo polare artico, dall’ultima propaggine della Scandinavia. Un rapporto di ascolto (Qsl in gergo), per dire: ecco, la tua radio è arrivata anche qui.

ItaliaOggi

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