Da Mario Marenco a Carlo Verdone, da Pappagone a Benigni, passando per Cochi e Renato, Arbore e… sé stesso. E’ la tv che strappa sorrisi “surreali”, la protagonista della “Domenica Con” firmata da Nino Frassica, che – domani, dalle 14 alle 24 su Rai Storia – sceglie e commenta per i telespettatori il palinsesto dello spazio curato da Enrico Salvatori e Giovanni Paolo Fontana.
Frassica sceglie di cominciare con un omaggio a uno dei suoi maestri del “surrealismo” comico, Mario Marenco, e ai suoi personaggi inventati con Renzo Arbore per “L’altra domenica”.
Si prosegue con un’altra scoperta di Arbore, Roberto Benigni, improbabile critico cinematografico della stagione 1978/79 della domenica “alternativa” e con una selezione degli sketch interpretati da Peppino De Filippo, inventore della maschera di Pappagone per il varietà Tv “Scala Reale”, del 1966.
Da Peppino a Eduardo: nel pomeriggio di Frassica il film “Sogno di una notte di mezza sbornia”, tratto dalla omonima commedia del 1936 di Eduardo De Filippo.
E ancora, Cochi e Renato – con “Belle Arti” e “Vigorone” – a Canzonissima ’74, insieme a un giovane Massimo Boldi; Carlo Verdone agli esordi nella serie del 1982 “Che fai, ridi?”; i numeri comico-musicali “ad alto contenuto surreale” nel varietà del 1986 “Hamburger Serenade” scritto e diretto da Pupi Avati e condotto da Nick Novecento; lo stesso Frassica nel suo “giro d’Italia” per il “Fantastico 7” di Pippo Baudo nel 1986/87 per il varietà “Fantastico 7”, condotto da Pippo Baudo; e una selezione delle migliori perfomance live da “Doc” (1987) e “International Doc Club” (1989), presentati da Renzo Arbore, Monica Nannini e Gegè Telesforo.
In prima serata è protagonista Totò, con il film “Totò le Mokò”, una commedia degli equivoci che porta un tranquillo direttore d’orchestra a ritrovarsi capo di una banda di fuorilegge, in Algeria. Subito dopo, obiettivo sul premio Stracult delle edizioni 2014 e 2015 con Frassica che anima la trasmissione dedicata al “cinema italiano che spacca” e, in chiusura, ancora Totò nell’episodio del vagone letto d “Tutto Totò” del 1967.