Sanremo, i 12 Giovani tra melting pot e gender fluidity

Sanremo, i 12 Giovani tra melting pot e gender fluidity

Sanremo Giovani all’insegna della contaminazione culturale e della gender fluidity. A guardare i 12 finalisti di Sanremo Giovani già si intuisce che le sorprese e le novità non mancheranno, tra un melting pot tanto regionale quanto internazionale e una fluidità di genere inedita per il festival. Così tra i 12 che si contenderanno nella finalissima del 15 dicembre i due posti direttamente nel cast dei Big del festival 2022 (così è stabilito dal regolamento di quest’anno che elimina le Nuove Proposte come categoria dalle 5 serate di febbraio) spiccano la prima concorrente sanremese nata in Yemen, Samia, trasferitasi in Italia a 4 mesi e adottata da una famiglia italiana, ma anche la gonnellina a schacci da cui il bellunese Oli, all’anagrafe Marco Poletto, non si separa mai. Samia canta ‘Fammi respirare’, un brano di cui ha scritto il testo e che “parla di amore, della necessità di lasciare spazi alla persona che si ama e del bisogno di amare una persona tanto quando si arrende che quando si rialza”.

“Sono contenta – sottolinea all’Adnkronos – di poter dire sul palco di Sanremo Giovani che sono nata in Yemen, perché è un Paese stupendo che purtroppo vive una situazione difficilissima. In realtà sono cresciuta a Roma da sempre e dello Yemen ho mantenuto il sangue e l’abbronzatura. La mia mamma adottiva è romana ma mio padre veneto, così mi piace dire che sono l’unica cantante che ha il nome arabo e il cognome leghista: Samia Pozzobon”, dice la cantante. Che poi sposa la proposta di Enzo Mazza della Fimi su un cast sanremese composto al 50% da donne ma con una clausola: “La proposta è buona. Viva le donne a Sanremo, ma viva le donne talentuose. Io voglio stare in un cast perché me lo sono meritato non perché devo rappresentare la quota rosa”, sottolinea.

Mentre Oli presenta ‘Smalto e tinta’, in cui parla proprio della “sfida al pregiudizio”: “Ho un passato da obeso sempre troppo attento al giudizio degli altri. Questo brano è un invito a lasciarsi andare, a seguire la propria ricerca anche estetica, ad abbandonare le discriminazioni di ogni tipo, sessuali o razziali che siano. Per questo indosso una gonna, perché mi sento bene e non vedo perché dovrei rinunciarvi per un pregiudizio. E questo c’entra poco con la mia identità sessuale: ho avuto anche esperienze omosessuali ma attualmente ho un rapporto etero. Voglio essere libero, anche di amare una donna indossando una gonna”, sintetizza Oli.

Tra i selezionati dalla commissione artistica c’è anche Yuman, classe ‘95, nato a Roma da padre capoverdiano e mamma romana, che si è già fatto notare in radio e sulle piattaforme streaming e che al festival vuole portare ‘Mille Notti’. Gli altri prescelti per la finalissima del 15 dicembre sono: Bais, vero nome Luca Zambelli, classe 1993, cresciuto a Bassano del Grappa e trasferitosi a Milano, che presenta ‘Che Fine Mi Fai’, Martina Beltrami con ‘Parlo di te’ (di Torino), Esseho con ‘Arianna’ (di Roma), Matteo Romano con ‘Testa e croce’ (di Cuneo), Tananai con ‘Esagerata’ (di Milano). Dei 12 finalisti fanno parte anche i 4 selezionati da Area Sanremo: Destro con ‘Agosto di piena estate’ (Leverano – Le), Littamè con ‘Cazzo avete da guardare’ (Terrassa Padovana – Pd), Senza_Cri con ‘A me’ (Brindisi), Vittoria con ‘California’ (Villafranca in Lunigiana – Ms).

Amadeus, passato a salutarli in mattinata negli studi Fabrizio Frizzi, non si è sbilanciato sul festival che verrà. “Ci sono tante belle canzoni”, ha detto al Tg1 il conduttore, che poi non ha voluto sbilanciarsi su altri ospiti musicali: “Vasco? Magari! I Maneskin? Non lo so. Non so niente!”, si è defilato ironico dando appuntamento dall’1 al 5 febbraio.

Antonella Nesi, Adnkronos

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