L’ex attrice ha scritto un editoriale per il «New York Times»: «Mentre stringevo il mio primogenito sapevo che stavo perdendo il mio secondo figlio». La 38enne ha voluto poi parlare del suo dolore e di quello di Harry, e del processo di guarigione che inizia da una domanda: «Come stai?»
«Mentre stringevo il mio primogenito sapevo che stavo perdendo il mio secondo figlio». Meghan Markle ha scritto un editorale – intimo e molto forte – sul New York Times per rivelare il dolore di un aborto spontaneo e parlare del percorso di guarigione. Dal titolo «Le perdite che condividiamo», in cui spiega che l’elaborazione di un dolore inizia da due semplici parole «come stai?». La duchessa di Cambridge, che sul Nyt si firma solo «Meghan Markle, attivista e madre»,
Torna a una mattina dello scorso luglio iniziata come tante altre. «Prepara la colazione. Dai da mangiare ai cani. Prendi le vitamine. Trova quel calzino mancante. Raccogli il pastello che è rotolato sotto il tavolo. Prendi tuo figlio dalla culla», scrive Meghan, che insieme a Harry ha dato il benvenuto al primogenito Archie nel maggio 2019 «Dopo aver cambiato il suo pannolino, ho sentito un forte crampo. Mi sono lasciata cadere a terra con lui tra le braccia, canticchiando una ninna nanna per tenerci calmi, la melodia allegra in netto contrasto con la sensazione che qualcosa non andasse bene. Sapevo, mentre stringevo il mio primogenito, che stavo perdendo il secondo».
Meghan racconta poi del ricovero in ospedale, del sostegno di Harry. E di quello che sarebbe successo dopo: «Come avremmo fatto a guarire?». L’ex attrice ricorda poi l’intervista del settembre 2019, fatta in Africa durante il tour ufficiale con Harry. Quando entrambi erano ancora membri attivi della monarchia britannica, e la vita a Los Angeles post Megxit non era ancora iniziata. In quell’intervista Meghan aveva mostrato per la prima volta un’emozione in pubblico, rivelando come dopo la nascita di Archie nessuno le avesse chiesto «come stai?». La famiglia reale, come sappiamo, non avrebbe gradito quelle esternazioni. Da lì, l’idea di iniziare un’altra vita lontano da corte.
«Seduta in un letto d’ospedale, guardando il cuore di mio marito che si spezzava mentre cercava di trattenere il mio in frantumi, ho capito che l’unico modo per iniziare a guarire è chiedere: “Stai bene?”», fa sapere ancora. Meghan ripercorre l’ultimo anno, le vittime del Covid, le violenze in America contro gli afroamericani. Per poi tornare al dolore dell’aborto: «Perdere un figlio significa portare con sé un dolore quasi insopportabile, vissuto da molti ma di cui parlano in pochi. Nel dolore della nostra perdita, io e mio marito abbiamo scoperto che in una stanza di 100 donne, da 10 a 20 avrebbero sofferto di aborto spontaneo. Eppure, nonostante la sconcertante comunanza di questo dolore, la conversazione rimane un tabù, piena di vergogna (ingiustificata)».
Guarire, conclude Meghan, significa quindi preoccuparsi degli altri e condividere la sofferenza, di qualsiasi sofferenza si tratti.
Stefania Saltalamacchia, Vanityfair.it