Carrie Ann Inaba, giudice di Dancing With the Stars, è stata in tournée con Madonna all’inizio della sua carriera. “A quei tempi era molto severa”, ha raccontato durante un’apparizione al The Jennifer Hudson Show. “Ci ha dato questa regola, e le sono molto grata che l’abbia fatto: per ogni minuto di ritardo, ti tratteneva 100 dollari dallo stipendio”.
LA SEVERITÀ DI MADONNA
Sebbene essere multati in modo così severo per un ritardo possa sembrare esagerato, Inaba ha ringraziato Madonna per averle impartito quell’insegnamento. Nella sua vita non ha mai tardato ad un appuntamento: si è sempre presentata in orario o in anticipo, e continua a farlo. Nonostante la sua rigidità, del resto, tutti sognavano di lavorare con Madonna negli anni Ottanta. “All’epoca c’erano lei, Michael Jackson e Prince. Ho partecipato al tour di Madonna e ho pensato che fosse tutto ciò di cui avevo bisogno”, ha detto Inaba. Che, una volta finito il tour, si ritirò dalla danza e tornò a studiare. Tuttavia, non fu mai relegata al ruolo di ballerina di riserva. Prima di diventare giudice a Dancing With the Stars, ha lavorato come attrice e coreografa per numerose produzioni televisive (Hannah Montana su tutte).
I BALLERINI RACCONTATI IN A LETTO CON MADONNA
I ballerini di Madonna sono stati anche raccontati in un documentario, uscito nel 1991 col titolo italiano A letto con Madonna. Il docufilm portò lo spettatore nel dietro le quinte del tour Blond Ambition, a supporto del quarto album Like a Prayer. Uno degli aspetti più avvincenti del documentario è proprio la relazione tra Madonna e i suoi ballerini, coi danzatori intervistati nell’intimità dei loro letti. Perché quella scelta? Perché i danzatori andavano a letto molto tardi: si esibivano, festeggiavano tutta la notte, e poi tornavano a provare, carichi d’adrenalina e con la consapevolezza di partecipare ad una tournée memorabile. Ma, ad emergere, sono state anche le storie personali dei ballerini. “È qualcosa che mi sono sentita obbligata a fare”, raccontò Madonna. “Mi ha commosso il gruppo di persone con cui ero. Mi sentivo come un fratello, una sorella, una madre, una figlia. Ho pensato che insieme potevano fare qualsiasi cosa. E che noi potevamo fare qualsiasi cosa”. Tuttavia, secondo un articolo pubblicato dal New York Times nel 2016, una manciata di ballerini fece causa all’artista per il documentario, ritenuto lesivo della privacy. Ma, tutte le cause, si sarebbero risolte in sede extragiudiziale.