La Tv di Maramaldo
Ma quanto gli piace parlare, parlare, parlare… Scrivo (con disagio) di Flavio Insinna, che conduce “L’eredità”, il programma preserale di Raiuno, impreziosito dalla partecipazione di quattro avvenenti vallette, Chiara ed Eleonora, Laura e Vera.
Dico disagio perché Insinna mi è simpatico: ha talento e risorse eclettiche, e tuttavia rischia di sprecare la sua qualità, forse, come vi dirò, per un problema psicologico. Ma andiamo con ordine. Flavio si presenta in scena in camicia bianca e un completino scuro, un casto abbigliamento, adatto a un funzionario di una Camera di Commercio più che allo stile giocherellone, esagerato, con cui poi si esibisce. Curiosamente, nelle prime puntate era di poche parole, misurato, quasi timido. Poi si è svegliato e ha acceso la parlantina: i complimenti – con tenera familiarità – fioccano per ogni concorrente, le signore sono tutte fascinose e attraenti, i maschi giovani e anziani sono trattati fraternamente. E quando un concorrente è eliminato il conduttore si congeda con un cerimonioso inchino. Lo schema del quiz, reso popolare da Carlo Conti (sbrigativo, essenziale) e dal povero Fabrizio Frizzi (umano e cordiale, insuperabile) è molto semplice. Ai concorrenti vengono rivolte domande anche bislacche ma più spesso interessanti: chi commette due errori nelle risposte sceglie e sfida un partecipante con cui misurarsi, testa a testa. Chi perde lascia la sua “eredità” al vincente. Le eliminazioni si susseguono: quando i concorrenti restano in tre, Insinna annuncia con ingiustificato entusiasmo “il triello!”, gridando come se fosse la finale di una gara alle Olimpiadi. Alla fine restano in due, con un’ultima sfida diretta: cinque domande (definite “calci di rigore”) di varia cultura e umanità. E chi vince deve affrontare la “ghigliottina”: scegliendo per cinque volte tra due parole alternative (esempio: vincere o perdere?). Domande e risposte a capocchia, per dirlo in modo semplice. Se indovina, il patrimonio vinto fino a quel momento resta intatto; se sbaglia, si dimezza ad ogni errore. Di solito si parte da una cifra che virtualmente si aggira sui duecentomila euro, “ghigliottinati” però da errori pressoché inevitabili. E finalmente si arriva al gran finale: sono in ballo quelle cinque parole, scelte astutamente dagli autori, il concorrente deve trovare una sesta, che abbia un legame con le altre. Esempio: vincere, maglia rosa, Bartali, record, montagna… la parola vincente potrebbe essere Fausto Coppi.
Se non siete sfiniti dalla mia spiegazione, vi sarete forse convinti che il quiz diventa divertente se condotto in modo asciutto e serrato, in stile Conti; o coinvolgente e confidenziale, in stile Frizzi. Con Insinna le emozioni sono ridotte, a causa del suo invadente effluvio di parole, di facili e deboli ironie. Ma perché Insinna si comporta così? Vi dicevo che probabilmente il movente è psicologico… Flavio è reduce da una brutta botta. Un anno e mezzo fa – il 23 maggio 1917 – “Striscia la notizia” lo aveva messo nei guai con un fuori onda in cui il conduttore – che si era affermato e poi era entrato in crisi alla guida di “Affari tuoi” – veniva beccato mentre nervosamente insultava un po’ tutti, in particolare una concorrente definita “una nana, da colpire al basso ventre”. Uno scandaletto che indusse la Rai a tenerlo fermo per un bel po’. Ebbene Insinna oggi ha 53 anni, ha già perso varie occasioni e ha alternato ai successi alcuni sonori flop. Ha bisogno dunque di una riscossa forte e immediata, perciò si agita tanto. É insicuro e smanioso. Ma ecco la sorpresa! A dispetto delle mie insolenze, gli ascolti lo premiano. Batte regolarmente Gerry Scotti, suo antagonista alla stessa ora, nel preserale di Canale 5. Ve ne parlerò, intanto resto convinto che un po’ di moderazione
gioverebbe sia all’immagine e al rilancio di Insinna, sia – ulteriormente – agli ascolti del programma.
M.
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