(Gemma Gaetani, pills Libero Quotidiano) Come può succedere che persone che non parlano lo spagnolo all’ improvviso pronuncino perfettamente persino quello più insidioso di toponimi come Puente Viejo? Che si appassionino alle sorti di personaggi con assurdi nomi, da noi di cosa e non di persona, come Olmo, Bosco, Rosario e Candela o, peggio, seconde persone di imperativo come Pepa (le cozze)? Oltre a chiamarsi così, con nonchalance indossano palandrane che gli Amish definirebbero troppo demo-dé e riferendosi al cinema dicono «cinematografo» perché l’ ambientazione è española e pure primo-novecentesca. Siamo abituati a serie tv che rispecchiano spesso meccanicamente il nostro tempo. Ma i numeri del Segreto, diametralmente opposto a questo canone di contemporaneità, sono quelli di un fenomeno (c’ è perfino l’ omonimo mensile in edicola, con reportage dai set, interviste e articoli dai saggi memento come «L’ amore verso se stessi è la base del vero Amore per l’ altro»). Nessuno avrebbe scommesso un cent sul buon esito dell’ importazione italiana della soap spagnola su Canale 5, soprattutto per l’ appuntamento domenicale in prime time. Ma Il Segreto ha vinto frequentemente la gara ascolti, con picchi oltre il 20%. I soliti ideologizzati ne spiegano il successo nostrano col solito «popolo bue ipnotizzato dalla solita rete berlusconiana malignamente vol-ta ad allontanarlo dalla Verità dei report di Report».
In realtà, la questione è molto più complessa e risale al feuilleton, il romanzo pubblicato a puntate settimanali che lasciava i lettori con la lingua di fuori fino alla domenica successiva per sapere cosa sarebbe accaduto ai propri eroi. Il segreto del Segreto è composto da più elementi. Personaggi dalle tinte nette, buoni che sono dei gran coglioni e cattivi che sono dei veri bastardi.
Poi, altro che intercettazioni sulle vite sessuali dei politici, ognuno di loro nasconde un segreto, nel suo passato, di un certo clamore narrativo, quelle cose alla «Non sono tuo padre, sono tuo figlio». Inoltre, non teme il campo, schifatissimo, della telenovela doc, ma ci si applica con professionalità industriale degna delle produzioni cinematografiche degli Stati Uniti. Il Segreto osa dove nessuno osa più tanto e perciò ci riporta a quei maestosi drammi romanzeschi ormai dimenticati (chi legge Victor Hugo, oggi?). Il coup de théâtre, per l’ autrice Aurora Guerra, è l’ apoteosi del colpo di scena, che però si abbevera alla realtà a noi vicina più di quanto possa sembrare ad occhiata superficiale.
Esempi. Jacinta ce l’ ha su con Tristan e lo stecchisce il giorno del suo matrimonio. È un momento pensare agli odii che si fanno omicidio della cronaca. Donna Francisca, madre di Tristan e signora cattiva del paese, dopo l’ uccisione del figlio cade in catatonia e, ricoverata per essere aiutata, subisce invero le peggio torture di Jesusa, l’ infermiera che si chiama come Gesù al femminile ma pare Satana. È un momento ripensare a tutti i nostri anziani maltrattati nelle case di cura o dalle badanti, i cui video fatti da telecamere nascoste spesso abbiamo guardato, coi brividi, in tv. Maria era innamorata di Gonzalo, sacerdote. Dopo il suo rifiuto («spontaneo» come Ulisse incatenato e coi tappi davanti alle Sirene, perché anche lui la amava), si sposa col non amato Fernando. Uno pen-sa: «Un matrimonio cheto, ma le toglierà dalla testa questo Padre Ralph per dummies». No. Fernando è un altro mostro che abusa di lei drogandola (è un momento pensare a Bill Cosby e in ge-nerale alla droga dello stupro). Tanto che lei rifinisce nelle braccia di Gonzalo (ed è un momento pensare a quei preti che non riescono a rispettare il voto di castità).
Il Segreto, ora in onda in repli-ca, tornerà con le nuove puntate della terza stagione domenica 30 agosto in prima serata e dal lunedì al sabato in daytime alle 18:45. Fernando ci regalerà un colpo di scena.
Mostruoso come lui.