18.000 per i Duran Duran a Lucca

18.000 per i Duran Duran a Lucca

Racconto di una passione adolescenziale, dagli anni ’80 al concerto del 23 luglio al Lucca Summer Festival. Una festa live con la band britannica che ha segnato la storia del pop.

Lo dico fin da subito. In questo pezzo non farò concessioni. Quindi, siete avvisati: Simon Le Bon è il frontman più figo di tutti i tempi, John Taylor un dio del basso, Nick Rhodes ha fatto la storia del pop con una tastiera d’oratorio e Roger Taylor, beh, è Roger Taylor, impossibile non volergli bene. Alzate di sopracciglia, nasi arricciati e sguardi di sufficienza, riferimenti ad altre band in voga in quegli anni non saranno tollerati.

18.000 SPETTATORI PER DUE SERATE SOLD OUT

Questa non è la recensione di un concerto sold out (che segue al sold out già registrato due giorni prima: in tutto oltre 18.000 spettatori per le due serate al Lucca Summer Festival del 21 e 23 luglio), ma il racconto di una passione giovanile che, come il primo amore, non si scorda mai. Passione che negli anni si è trasformata in affetto e sincero apprezzamento per la qualità espressa dal quintetto (diventato un terzetto, poi di nuovo un quartetto, con un breve ritorno alla formazione originale prima dell’addio definitivo del terzo Taylor, Andy ‘del nostro cuore’), entrato nel 2022 nella Rock and Roll Hall of Fame.

COSÌ INIZIA UNA PASSIONE

Dimenticate i paninari: nella ridente provincia di Pistoia, periferia di Stalingrado, non se ne sono mai visti (se c’erano, stavano, giustamente, ben nascosti e gli unici panini erano quelli con il pomodoro e l’olio ‘buono’ per merenda). In compenso c’erano le ‘duraniane’. Nello specifico, io e la mia amica Elena: tante cassette scambiate e mai un litigio, visto che ci eravamo equamente spartite Simon (a cui davo tutte le sere la buonanotte, scambiando sguardi d’intesa con la sua ‘sacra’ effige appesa con lo scotch sopra il mio comodino) e John.

‘DURANIE’ PER SEMPRE

Eravamo in prima media e il nostro insegnante di italiano cercava inutilmente di convincerci di quanto fossero migliori i Genesis (per carità prof, ma l’ha guardato bene Phil Collins?). Per il resto, coltivavamo la nostra passione quasi in solitudine, visto che tra le ragazze di lì a poco sarebbe scoppiata un’epidemia chiamata ‘Luis Miguel’ (era il 1984, del resto, e nell’incubo orwelliano ‘Ragazzi di oggi’ cantata con un insopportabile accento spagnolo da un quattordicenne vestito come Julio Iglesias sarebbe stata perfetta). Il culmine di quegli anni, passati a consumare i primi album dei Duran Duran (ah, non li avevo ancora nominati) e ad aspettare che VideoMusic passasse i loro video, arrivò il 7 giugno del 1987 con il concerto dei nostri beniamini allo Stadio Artemio Franchi di Firenze, a cui andammo accompagnate dalle mamme. Nel frattempo siamo cresciute, altri interessi musicali hanno soppiantato quella prima devozione adolescenziale. Ma, sapete come si dice? “Duranie una volta, Duranie per sempre”.

STESSA PASSIONE 37 ANNI DOPO

È così che, diversi anni dopo, io e Simon ci ritroviamo a Lucca in una rovente serata estiva. In piazza Napoleone non ci sarebbe entrato nemmeno un spillo, tantissimi stranieri: 9.000 biglietti venduti per il secondo show, che ripete il successo del primo, tenutosi appena due giorni prima. Un ritrovo di ex adolescenti degli anni ’80, duraniane di ferro o semplici estimatrici, accompagnate da amiche o mariti panzuti e brizzolati (il 66enne frontman ci tiene a farli sentire a loro agio esibendo un girovita importante, ma non esagerato).

FESTA ANNI ’80 E OLTRE

Il concerto è una festa, senza nostalgie e senza rimpianti, nello spirito dei cinque di Birmingham, che, cresciuti in ambienti punk, glam rock e new wave, avevano come scopo dichiarato quello di portare quelle influenze nel pop.

Sonorità sulla pista da ballo per far divertire i ragazzi degli anni ’80, lasciandosi alle spalle la cupezza del decennio precedente. Missione compiuta: anche quelli che hanno acquistato il biglietto per i posti a sedere, dopo il primo pezzo sono in piedi a ballare. La scaletta è una cavalcata di due ore, praticamente senza soste, nel repertorio della band inglese (i nuovi Beatles li chiamavano, quando orde di ragazzine si strappavano i capelli inseguendo le loro auto), dagli esordi a Danse Macabre, l’album uscito per Halloween con pezzi vecchi rivisitati e cover ‘da paura’.

DUE ORE TRA VECCHIE E NUOVE HIT

Il concerto si apre con Night Boat, traccia contenuta nel disco d’esordio, Duran Duran (il video è il primo a raccontare una storia di zombie, quasi due anni prima di Thriller di Michael Jackson, e con una regia ispirata al maestro italiano dell’horror, Lamberto Bava). Seguono Wild Boys, Hungry Like the Wolf, A View to a Kill. Il pubblico ha quello che desiderava, apprezza e lo dimostra. “C’è sempre stato qualcosa di speciale tra l’Italia e i Duran Duran,” ammette Simon dal palco, di fronte a tanto entusiasmo. Dopo Invisible, tocca a Notorious e Lonely in Your Nightmare che sfuma in Superfreak del cantautore statunitense di R&B Rick James. Si torna al primo album con Friends of Mine e Careless Memories. Si passa a Rio con The Chauffeur.

ORDINARY WORLD PER LA PACE

“Vogliamo condividere un pensiero per i nostri fratelli e sorelle in Ucraina, a Gaza e in Israele e per tutti quelli che lottano per la pace”, è la dedica che precede Ordinary World. La scaletta (la stessa degli ultimi concerti, quando, in verità, il vastissimo repertorio della band permetterebbe qualche variazione) procede con Come Undone, New Moon on Monday, Planet Earth, Sunrise, White Lines (un’altra cover), The Reflex, Girls on Film mixata con Psycho Killer dei Talking Heads. Save a Prayer e Rio per gli encore. Cosa chiedere di più? Ah, dimenticavo: mica solo a Taylor Swift toccano i cori da stadio sulle note di ‘Sei bellissima’ di Loredana Berté. Quando Simon presenta John, definendolo in italiano ‘bellissimo’, dal pubblico parte una serenata al bassista, che sorride e ringrazia. Del resto, anche Taylor è.

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