L’influencer, attivista e scrittrice si racconta in una lunga intervista al settimanale del Corriere della Sera “Ero depressa ma non lo sapevo, come capita a tante persone. Anche la depressione ha i suoi segnali ma possono essere diversi da persona a persona. Io stavo sempre a letto, quello che mi avrebbe potuto stimolare non lo faceva più. Poi ho provato a togliermi la vita…”.
Giorgia Soleri, 26 anni, si racconta a cuore aperto in una lunga intervista al settimanale del Corriere della Sera, parlando della sua infanzia “difficile”, della psicoterapia, della sua malattia, la vulvodinia, ma anche dei suoi progetti per il futuro. Ma di come e quando abbia incontrato Damiano dei Maneskin, suo attuale compagno, dice: “Non lo sa nessuno e non lo dirò. Lo spazio privato per me ha ancora un valore”.
Solo pochi giorni fa Giorgia aveva raccontato della sua decisione d’interrompere una gravidanza quando aveva 21 anni e di tutte le conseguenze che una tale scelta aveva comportato per lei dal punto di vista psicologico ed emotivo.
Adesso la giovane influencer va oltre e fa luce sulla sua infanzia con genitori separati:
“I miei si sono separati che avevo quattro anni. E si sono separati male: mio padre aveva dei problemi (che poi ha risolto), mia madre ha chiesto l’affido esclusivo. Io nel mezzo. Cresciuta senza vedere mio padre per anni, mi ero quasi rassegnata quando, qualche settimana fa, lui si è presentato a sorpresa alla presentazione del mio libro. Non credo che si debba parlare di perdono ma di comprensione. I genitori non sono supereroi ma persone normali, che sbagliano, che soffrono, che hanno diritto a essere capiti come uomini e donne”.
Poi tocca un capitolo molto doloroso della sua vita, risalente al 2017, un tentativo di suicidio:
“Ero arrivata al punto zero, potevo solo risalire o soccombere. Mi ha salvata mia madre: l’hanno avvisata, è venuta a prendermi, mi ha portato a casa sua e sono rimasta lì due mesi. Di nuovo farmaci, speranze, qualche illusione. Il malessere che poco per volta cede il posto a una forma di lucidità. Quanto vorrei che questi miei racconti fossero utili a qualcuno”.
Ad aiutarla un lungo percorso di psicoterapia: “E’ stata utile per fare luce sulle mie ombre. Oggi comprendo che è tutto collegato: la depressione di cui ho sofferto, il dolore, l’ansia di libertà, l’aborto a 21 anni, il percorso femminista. Oscillo tra il buio e la luce, tra l’istinto a nascondermi e quello a liberarmi, anche dei vestiti. Certo, nel 2017 ho toccato il fondo e mi sono salvata per il rotto della cuffia”.
Il futuro? Giorgia non ha dubbi, dopo il successo del suo libro di poesie “La SIgnorina Nessuno”, vorrebbe continuare a scrivere e a fare fotografie, un’altra delle sue passioni: “Vivo da sola, faccio un bel lavoro, ho due gatti e leggo decine e decine di libri. Arminio, Cavalli, Pozzi. Ho comprato un’altra libreria, sa? E cerco di godermi i momenti senza dolore…”.