E’ morto, nella sua casa di Aspen in Colorado, Bob Rafelson, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense. Cineasta anticonformista dell’era della New Hollywood, ha legato la sua fama a “Cinque pezzi facili”, “Il re dei giardini di Marvin” e “Il postino suona sempre due volte”. Aveva 89 anni.
Nato a New York il 21 febbraio 1933, è stato una figura di spicco tra i “ribelli” che hanno portato a Hollywood lo spirito degli psichedelici anni ’60. Ha spesso collaborato con Jack Nicholson, stabilendo con lui un fruttuoso sodalizio artistico come in “Sogni perduti”, “Cinque pezzi facili” (1970), “Il re dei giardini di Marvin”, “Il postino suona sempre due volte” (1981), “La gatta e la volpe” (1992) e “Blood and Wine – Sangue e vino” (1996) – a cui va aggiunto il cult-movie “Easy Rider” (1969), di cui è stato produttore.
Rafelson ha ottenuto la nomination all’Oscar per “Cinque pezzi facili” e ha prodotto il grande successo di Peter Bogdanovich “L’ultimo spettacolo” (1971).
Prima del cinema, è stato scaricatore di porto, batterista jazz, deejay in una radio delle forze armate. Trasferitosi a Hollywood a metà degli anni Sessanta, raggiunse il successo con la serie televisiva “The Monkees” (1966), da lui scritta, diretta e prodotta insieme a Bert Schneider, che poi diventò il film “Head” (1968, titolo italiano “Sogni perduti”), scritto proprio con Jack Nicholson.
Fondò con Bert Schneider e Steve Blauner la Bbs Production, che avrebbe prodotto sia il celebre “Easy rider – Libertà e paura” (1969) di Dennis Hopper sia “Cinque pezzi facili” (1970), da lui diretto e scritto insieme a Carole Eastman. Nel film, candidato a 4 premi Oscar, Jack Nicholson è un pianista vagabondo che torna dalla famiglia per salutare il padre in fin di vita.
In “Il re dei giardini di Marvin” racconta il mondo familiare attraverso la storia di un pubblicitario nevrotico (sempre Nicholson) che tenta di coinvolgere il fratello sognatore (Bruce Dern) in un affare dall’epilogo sanguinoso.
In “Un autentico campione” (1976) troviamo l’esordiente Arnold Schwarzenegger e Jeff Bridges calati in un mondo di rampantismo e body-building.
Il regista ha poi riscoperto il noir con “Il postino suona sempre due volte” (1981), tratto dal romanzo di J.M. Cain e adattato da David Mamet, un cupo dramma psicologico ambientato nell’America della Grande depressione. Con il noir “La vedova nera” (1987) il regista si è concentrato sulla figura della dark lady, raddoppiata nella sfida tra le protagoniste, Theresa Russel e Debra Winger.
Nel 1990 ha diretto “Le montagne della Luna”, storia degli scopritori delle sorgenti del Nilo, seguito da “La gatta e la volpe” (1992).
A metà degli anni ’90 con “Blood and wine” (1996), ha narrato la vicenda di un commerciante di vini (Jack Nicholson) pronto ad avventurarsi in un furto in compagnia del vecchio socio interpretato da Michael Caine, che è anche il protagonista di “Marlowe, Omicidio a Poodle Springs”.
Negli ultimi anni Rafelson ha diretto la storia criminale “No good deed – Inganni svelati” (2002), da un racconto di Dashiell Hammett, con Samuel L. Jackson e Milla Jovovich, oltre a dilettarsi nel produrre e dirigere brevi racconti erotici quali “Wet”, della serie “Tales of erotica” (1996), ed “Erotic tales – Porn.com” (2002).
Il cantante e batterista dei Monkees Micky Dolenz ha dedicato a Rafelson un toccante addio su Twitter: “Purtroppo, Bob è morto la scorsa notte, ma ho avuto la possibilità di inviargli un messaggio dicendogli quanto gli fossi eternamente grato per aver visto qualcosa in me. Grazie dal profondo del mio cuore amico mio”, ha scritto raccontando la storia del loro primo incontro.