Il regista anticipa i contenuti della rassegna cinematografica di cui è co-direttore artistico
«Se vuoi rimanere interessante suona con gente più giovane di te». Cita Miles Davis Gabriele Salvatores per spiegare le ragioni che, a circa due anni dall’edizione del “Torino Film Festival 2016” di cui era stato “guest director”, lo hanno indotto ad accettare la proposta di diventare co-direttore artistico del “Milano Film Festival” (28 settembre – 8 ottobre) assieme al veterano Alessandro Beretta. «Sono arrivato a un punto della mia carriera e della vita in cui ho voglia di dare qualcosa di più della mia semplice voce (i film)». E allora eccolo pensare un nuovo festival che chiama «utopia»: una manifestazione «non “di” cinema ma “sul” cinema», dove mettere in pratica, mescolando e aprendo, «quello che tutti sanno ma poco praticano, ovvero che il cinema è la più contaminata delle arti. L’unione di tutte le arti». Da mettere in pratica nella città «che di tutte quelle arti – musica, letteratura, editoria, pubblicità, moda, design – è la capitale. In un Paese come l’Italia così poco abituato a fare sistema, metterle assieme mi pare davvero il sogno più grande». E sono i giovani, le nuove tecnologie, il crossover delle arti, i capisaldi di questa sua idea di festival, in una Milano che è ancora più protagonista perché coinvolta dagli eventi festivalieri in modo più diffuso che in passato (il triangolo Piazza XXV aprile/Anteo Palazzo del Cinema/Piccolo Teatro/Spazio Oberdan, più Palazzo Litta, Cascina Cuccagna e Base) e perché percorsa dal cinema da metà settembre, quando si inaugurerà la “Milano Movie Week” (14-21 settembre), di cui il festival è cronologicamente come una sontuosa propaggine (e dove Salvatores è già protagonista in quanto uno degli ideatori di una delle sue parti, “FuoriCinema”). «Il cinema sta vivendo un momento di grande cambiamento, nella fruizione e nella produzione – ha continuato Salvatores – . Il compito di noi che lo facciamo è anche di (ri)avvicinare le giovani generazioni, anche se non sono abituate al suo linguaggio». Ecco quindi una sezione come “My Screen”, che “avvii” i giovanissimi (che infatti che avranno accesso ai suoi appuntamenti con biglietto ridotto) con una serie di incontri e proiezioni speciali con artisti, influencer e youtuber come Francesco Lettieri, regista di videoclip. O di appuntamenti crossmediali come quello con Raiz, il cantante degli Almamegretta: attore in “Ammore e malavita” dei Manetti Bros, che verrà proiettato, ma anche subito dopo in concerto al Piccolo Teatro Studio. Mentre un “nuovo” maestro come Matteo Garrone sarà protagonista di una masterclass e parallelamente di un omaggio al suo cinema, dagli esordi nel 1996 con il cortometraggio “Silhouette” al recentissimo “Dogman”. Alle nuove tecnologie, realtà virtuale e tecnologie immersive, invece sarà dedicata la sezione “Milano VR Experience” con una nuova “sala” collocata al Base. Non solo evasione ma anche attualità, aggiunge ancora Salvatores: il cinema è anche questo, da sempre. Una giornata verrà dedicata al tema caldissimo dell’immigrazione: l’attore Massimiliano Loizzi porterà in scena lo spettacolo “Il Matto 3”, sul naufragio davanti a Lampedusa nell’ottobre del 2013 di un peschereccio partito dalla Libia, e l’anteprima italiana del doc “It Will Be Chaos” di Lorena Luciano e Filippo Piscopo: prodotto dal canale Usa HBO e trasmesso in occasione del “Word Refugee Day”, racconta storie di richiedenti asilo e di italiani davanti massiccio afflusso di nuovi migranti. Il tutto ovviamente senza snaturare o dimenticare l’anima “indie” e sperimentale del MFF: il concorso per corti e quello lungometraggi (oltre agli ormai abituali “Salon des Refusés” e alla “Maratona Animazione”). Anche quest’anno sono arrivati migliaia di filmati. Visionarli e sceglierli il lavoro di queste calde giornate estive.
Adriana Marmiroli, lastampa.it