Max Giusti il 28 luglio compie 50 anni. Edoardo Bennato cantava “Meno male che adesso non c’è Nerone”. Proviamo a tirare una linea, come sono questi 50 anni?
«Fichissimi. Perché ero partito con l’idea di costruirmi una vita come quella che sto vivendo. Sto facendo il lavoro che sognavo da ragazzino. Pur non essendo figlio d’arte. I miei mi hanno sempre appoggiato, tuttavia ricordo mio padre che diceva: “Se avessi lavorato con me a quest’ora c’avevi il Porsche”. E io invece andavo in giro con la Uno 45».
E lei incoraggia i suoi figli a seguire le orme del papà?
«Il mio è un lavoro difficile. Però chissà. Matteo, il primogenito di 7 anni, è molto riservato mentre Caterina a 6 anni già si mette in posa ogni volta che vede un fotografo. Purtroppo è colpa mia perché fin da piccolissima le facevo vedere i video su YouTube. Mi divertiva vederla ballare. Sì, lo ammetto: ho creato un piccolo mostro».
Parliamo degli amori…
«Se le avventure non bastano mai, gli amori invece sono bastati. A 35 anni ero convinto che non mi sarei mai sposato. Perché il percorso di una storia è sempre lo stesso: infatuazione, grande amore, stasi, calo. Ora invece non saprei immaginarmi senza mia moglie Benedetta. Ci siamo divisi equamente i compiti. Alla domanda chi guadagna di più ho vinto io e quindi a me tocca il lavoro a lei tutto il resto, dalla famiglia ai conti, alla gestione del nostro circolo sportivo».
Quali sono state le porte girevoli della carriera?
«La prima nel 1991. Quando a 23 anni mentre facevo l’imitatore a Stasera mi butto ho capito che se avessi voluto fare l’attore avrei dovuto farlo a tempo pieno. E quindi lasciai il lavoro con mio padre. La seconda quando dissi una bugia a Marco Giusti che cercava l’imitazione di un personaggio e io gli dissi che già la facevo. Da lì a poco si sono aperte le porte per Cocktail d’amore con Malgioglio e poi otto anni di Quelli che il calcio. La terza quando giravo una serie vestito da carabiniere e Pasquale Romano mi chiese di fare il provino per Affari Tuoi. Non volevo farlo perché due anni prima non mi avevano preso. Mi convinse e ho condotto 850 puntate».
C’è qualche fobia che l’ha perseguitata?
«Avevo 10 anni. Stavo al negozio di mia madre in una zona periferica di Roma. E spesso entravano gli zingari per rubare. Una volta mamma mi disse: mettiti davanti alla porta e non farli uscire. Lo feci e me la sono fatta sotto al punto che per cinque anni ho continuato a sognare quella scena, rivivendo quell’incubo in maniera drammatica e restandone terrorizzato».
E un’emozione particolare da raccontare…
«Alla prima di Aggiungi un posto a tavola al Sistina con Giulio Scarpati. Nubifragio e tutti al buio per un blackout. Garinei mi disse: “Vada fuori e dica qualcosa”. E io andai a ruota libera in un monologo improvvisato che durò 40 minuti con le sole luci di emergenza. C’erano tanti vip e i giornalisti».
La radio, croce e delizia.
«Un’altra grande emozione l’ho provata a Radio 2 Live quando Dan Aykroyd mi chiese di fare il duetto con lui: io ho fatto John Belushi. In un attimo mi sono rivisto dal Cineforum della parrocchia di san Girolamo ai Blues Brothers».
Però in radio ha dovuto ingoiare pure qualche rospo, tipo la non riconferma di SuperMax.
«Mi è servito per capire che non si possono fare le stesse cose per cinque anni. Seppure siano di successo. Prima o poi un direttore artistico ti dice stop».
E la tv, sta andando alla grande…
«Il rapporto con Discovery e Nove mi ha cambiato il modo dell’approccio con la tv. Io apprendo da loro e loro apprendono da me. Mi chiedono se è giusto fare così o no. Ora ci sono due grandissimi progetti. Il primo partirà il 27 agosto e si chiama Chi ti conosce? Ha un gioco finale strepitoso. Sostituisce per un po’ di tempo Boom! che tornerà in seguito. L’altro è ancora top secret, una sorpresa che vi sbalordirà».
Il suo cantante preferito?
«Pino Daniele, senza ombra di dubbio. Ho la collezione completa di tutti suoi album vinili».
Che rapporto ha con Roma, la sua città?
«Un grande amore che non potrei mai lasciare. La vorrei vedere efficiente come Milano. La capitale ha toccato il fondo, quindi può solo risalire. Però occorrono leggi speciali per ridarle quello splendore che merita, perché Roma è unica nella bellezza, nel modo di vivere e pensare, nell’accogliere tutti: possiede una filosofia tutta sua».
Sbaglio o è dimagrito?
«Ho perso 12 chili in 2 mesi. Pesavo 100, ora ne peso 88. Non mi sono messo a dieta. Faccio più attenzione a quello che mangio e ho seguito i consigli di un nutrizionista. Carboidrati solo a pranzo. E con moderazione».
Torniamo ai 50 anni. Come si sente?
«Ringiovanito. Ho voglia di correre ancora. Di sprintare. Ho capito che una vita sola non basta. Io la vita me la mangio a mozzichi. Mi sento pronto. Ho idee e ho una grande voglia di fare».
Sogni…
«La salute. Basta la salute, aveva ragione Nino Manfredi. Se ce l’hai puoi fare tutto».
Rimpianti?
«Non essere riuscito a conservare il rapporto con tutti gli amici. Mi mancano. Il mio lavoro me li ha allontanati, vorrei incontrarli di nuovo. Ci spero».
Come festeggia sabato sera?
«Una cena con mia moglie, ma ho il sospetto che lei stia preparando qualcosa di speciale…».
Che cosa si vorrebbe regalare?
«Un mio film. Con soggetto e sceneggiatura del sottoscritto. Mi sa che è giunto il momento. Ci vediamo al cinema».
Si occuperà anche della regia?
«E mica voglio rovinare il film!»
Marco Castoro, Leggo.it