STIPENDI RAI / UNA CLAMOROSA POLEMICA, ANCHE STRUMENTALE

STIPENDI RAI / UNA CLAMOROSA POLEMICA, ANCHE STRUMENTALE

campo dall'ortoSapete sempre che scelgo la strada giusta per non avere amici e consensi, preferibilmente ostilità e nemici. Prendiamo questo esemplare caso di polemiche italiane: la pubblicazione ufficiale da parte della Rai delle cifre, quasi all’unanimità giudicate scandalose, degli stipendi dei dirigenti Rai. Eccovi, come faccio spesso, le mie opinioni. Schematicamente:
1. Sapete la mia forte disistima per il capo della Rai, Antonio Campo Dall’Orto, ribattezzato ironicamente “l’Ortolano”, dalle centinaia dei suoi dipendenti. 2. Credo quindi di avere il diritto di essere considerato oggettivo e attendibile. Non mi sembra scandaloso che il responsabile dell’azienda editoriale italiana più importante, e di servizio pubblico, abbia un compenso – lordo – di 650mila euro, né in linea teorica mi sembrano indecenti i compensi di altri dirigenti, ad esempio 320mila euro di Mario Orfeo, sempre lordi, per la direzione del più importante telegiornale italiano. 3. Il problema è il merito. Lo scandalo è questo. In tutta la Rai, come purtroppo in tutto il resto del Paese (e la Rai è lo specchio del Paese), il merito non conta nulla. La domanda è: Campo Dall’Orto merita quel ruolo e quello stipendio (che sarebbe normalissimo per il ruolo)? A mio parere, ovviamente opinabile, assolutamente no. E così per gran parte dei dirigenti. 4. Campo Dall’Orto ha fatto una cosa buona: non ha concesso un contratto a tempo indeterminato, ai suoi nuovi assunti, ma solo un contratto a scadenza di tre anni. Perlomeno, non a tutti: a chi sì e a chi no?
5. Ma c’era bisogno di assumere decine di nuovi dirigente, sia pure a tempo determinato? Il punto cruciale riguarda sempre il merito: in Rai, che conosco bene, ci sono molti dirigenti, per di più giovani, in grado di far meglio – per merito e talento – di molti nuovi assunti. Perché Campo Dall’Orto non ha puntato su di loro? Non gli interessa il merito? Gli interessano soprattutto le opportunità politiche e l’affidabilità, personale e politica, dei dirigenti che ha assunto?
6. Altro scandalo vergognoso, a mio parere il più grave… Una volta si assumeva a tempo indeterminato, pertanto in Rai ci sono moltitudini di dirigenti rimossi dai loro incarichi, che non fanno assolutamente nulla (non so neanche se abbiano il dovere di andare in ufficio) e continuano a prendere stipendi alti o altissimi, senza ragione. Perché Campo Dall’Orto, per risanare l’azienda anche moralmente, non ha cominciato – pretendendolo a livello giudiziario, legale e governativo – a fare un bel repulisti?
7. Ho letto che Dall’Orto e i suoi collaboratori hanno pubblicato le cifre degli stipendi, dopo riflessioni e analisi durate due mesi! Sarà malizioso chiederlo, ma lo chiedo: stiamo leggendo i compensi di tutti i dirigenti importanti, o c’è stata qualche dimenticanza, qualche distrazione?
8. Consentitemi infine, dal momento che insisto sul merito, un’annotazione su Giancarlo Leone. L’ho conosciuto bene e ritengo che sia uno straordinario esemplare di perfetto, antico democristiano. È entrato in Rai perché porta il cognome di un presidente della Repubblica? Poi, ha girato in ogni settore, ad altissimo livello, senza riuscire a conquistare il traguardo che desiderava: la direzione generale. Infine è stato rimosso ed è passato ad altra collocazione, sempre mantenendo il suo alto compenso. Non credo che Leone, peraltro come molti altri, abbia avuto e abbia la qualità necessaria per co-dirigere la Rai, collaborando a portarla a ciò che si vorrebbe: servizio pubblico ineccepibile, merito, cultura divulgativa e di buon livello nei programmi, riferimento ed esempio per chi fa informazione e intrattenimento.
9. Ultimo punto, che devo dire di più? Merito, merito, merito! Caro Ortolano, se posso permettermi: fai qualcosa di forte e di concreto per far vedere che in Rai si cambia verso, si fa il possibile per valorizzare il talento, accogliere i giovani, anziché tutelare i soliti noti. È difficile, certo. Ma ci provi, signor direttore generale, almeno ci provi; e, comunque, torno a elogiare l’unica cosa buona che ha fatto in questi primi sciagurati mesi: i contratti a tempo determinato (anche se non c’era bisogno di firmarne tanti).

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