“Carlo sta pianificando un incidente per uccidermi”

“Carlo sta pianificando un incidente per uccidermi”

Tra le teorie di complotto che ruotano attorno alla prematura morte di Lady Diana ce ne è una che fa perno su una lettera del 1995 in cui la principessa accusava il marito di volerla uccidere. La ricordiamo tutti molto bene, anche perché viene citata spesso sui giornali e nei documentari. Il messaggio diceva così: “Sono seduta qui, al mio tavolo, oggi, in ottobre, con il desiderio che qualcuno mi abbracci e mi incoraggi a essere forte, ad andare avanti a testa alta. Questa particolare fase della mia vita è la più pericolosa…Mio marito sta pianificando un incidente nella mia macchina, un guasto ai freni per causare un grave trauma cranico”. Parole inquietanti, soprattutto perché, in parte, premonitrici di ciò che sarebbe accaduto di lì a due anni.

Il principe Carlo invischiato nella morte di Lady D.?

La lettera, piuttosto ambigua, sarebbe stata consegnata dalla principessa del Galles al suo maggiordomo Paul Burrell, come una sorta di assicurazione sulla vita. Tuttavia non è una prova incontrovertibile di un possibile coinvolgimento dell’erede al trono nell’incidente del 31 agosto 1997. Quando venne resa nota, nel 2003, l’ex capo di Scotland Yard, John Stevens, volle vederci chiaro e, così, decise di interrogare il principe Carlo. L’unica mossa possibile. L’interrogatorio, riporta il Daily Mail, avvenne alle 17:15 del 6 dicembre 2005, in un salotto privato al primo piano di St. James’s Palace, ma nel più totale riserbo. Non poteva essere altrimenti. Non era mai accaduto, infatti, che la polizia interrogasse il futuro re d’Inghilterra per la morte dell’ex moglie. Il segreto è stato svelato solo adesso, grazie a un rapporto che rivela le fasi dell’indagine del 2004, chiamata “Operazione Paget”, che aveva lo scopo di verificare le teorie più o meno complottiste sulla morte di Lady Diana. Prima di sentire ciò che il principe Carlo aveva da dire in merito al biglietto dell’ex moglie, Scotland Yard interrogò anche altri membri della royal family, in modo da valutare eventuali implicazioni della Corona nell’incidente del Tunnel dell’Alma.

Camilla o Tiggy?

Perché il principe Carlo avrebbe dovuto eliminare Lady Diana? Secondo la teoria cospiratoria il motivo è ovvio: sposarsi con Camilla. La principessa, forse, la pensava diversamente. Infatti nel biglietto c’è un passaggio in cui specifica che l’incidente serviva a “sgombrare [a Carlo] la strada per sposare Tiggy”. Proprio Tiggy Legge Bourke, la tata di William e Harry, il cui nome venne usato anche da Martin Bashir per ottenere da Diana l’intervista alla BBC del 1995. Il giornalista avrebbe realizzato una finta ricevuta relativa a un aborto di Tiggy.

Poi avrebbe presentato questo documento alla principessa del Galles, per farle credere che Carlo e la tata avessero una relazione e che la Legge-Bourke fosse rimasta incinta. E Camilla? Nella lettera Lady Diana scrive: “Camilla non è nient’altro che un diversivo, siamo state usate dallo stesso uomo, in tutti i sensi”. Dunque l’amante storica del principe Carlo sarebbe stata solo un’esca? Un paravento che doveva coprire il vero amore dell’erede al trono? Non è tanto credibile. Non è neppure da escludere che la manipolazione di Bashir abbia trovato sfogo nella missiva della principessa. In tutti questi anni, comunque, c’è stato chi ha messo in dubbio l’autenticità della lettera. L’Operazione Paget ha messo un punto sull’intera vicenda, attribuendo la scelta di scrivere la lettera a un crescente stato di paranoia di Lady D. L’ex capo di Scotland Yard ha chiosato al Daily Mail: “Non abbiamo trovato altre prove a sostegno dello scenario suggerito nella nota di Diana”. Naturalmente la missiva non può bastare a incriminare il principe Carlo. Probabilmente le teorie di complotto, che non hanno nessun nesso con la realtà dei fatti, nascono solo dal triste stupore di tutti noi verso una morte inaspettata, tragica, che non riusciamo a spiegarci, troppo banale per un personaggio carismatico come Lady Diana e che, forse, poteva essere evitata.

Francesca Rossi, ilgiornale.it

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