Con lui non si può che cominciare così. Gigi Marzullo, si faccia una domanda e si dia una risposta…
«Certo. Ecco: Come sto? Sto bene, sono contento, per quello che si può essere in questo momento drammatico con una pandemia ancora in corso e una guerra che speriamo finisca presto».
E ora si chieda il perché di questa intervista.
«Perché mi faccio intervistare io che non amo parlare di me e preferisco far parlare gli altri? Perché è uscito il mio ultimo libro La vita è un sogno (Rai Libri) che raccoglie i retroscena di alcuni dei miei incontri più importanti. Già che ci sono mi chiedo anche perché ho scritto un altro libro».
Dunque?
«Completa la trilogia Si faccia una domanda e Non ho capito la domanda. Insieme a Rai Libri abbiamo pensato, invece di trascrivere le tante interviste che ho realizzato per Sottovoce, di raccontare quello che è successo prima, durante e dopo, compresi aneddoti, riflessioni e sprazzi della mia vita. Ci sono i grandi nomi del cinema, della cultura e dello spettacolo, la maggior parte internazionali: da Troisi a Depardieu, da Delon a Peter Fonda, da Claudia Cardinale a Charles Aznavour».
Quale di questi le è rimasto più nel cuore?
«Se devo proprio scegliere, dico Fanny Ardant, Woody Allen e Laetitia Casta. La prima perché è il mio sogno di donna, ho visto venti volte La signora della porta accanto. Come racconto nel libro, sono riuscito a intervistarla dopo un corteggiamento serrato. Allen perché ha mostrato sensibilità regalandomi i suoi occhiali. Laetitia perché mi ha impressionato a Sanremo, così giovane e così lucida».
Chi invece l’ha delusa?
«Le persone che non mi piacciono o a cui non piaccio non vengono proprio nelle mie trasmissioni».
Per lei vita e sogno sono le pagine di uno stesso libro?
«Penso che la vita abbia due binari: uno è il lavoro, l’altro l’amore. L’importante è riconoscerli entrambi. Io ho avuto la fortuna di capire il lavoro che volevo fare e di averlo potuto fare. Amo il mio lavoro, come il gelato: ogni giorno mangio un gelato, ogni giorno lavoro…»
Non immagina, prima o poi, di riuscire a spegnere le telecamere?
«Assolutamente no. Se non mi costringerà qualcuno, non lo farò mai».
Oltre a Sottovoce, Cinematografo, Applausi, Milleeunlibro con cui da molti anni intrattiene gli spettatori nottambuli, è ospite fisso a Che tempo che fa e Dedicato. Non sembra che la stiano cacciando…
«Sono realista: nella vita chiedere non è un problema, bisogna vedere se ti danno le risposte».
Sono passati quarant’anni da quando ha cominciato…
«Ho iniziato con un concorso per annunciatore radiofonico, poi collaboratore, consulente e vari giri per entrare in Rai. Fosse per me, ricomincerei tutto daccapo…».
Un sogno lo ha ancora?
«Quello che ho è il mio sogno. Sono già contento che sto bene, che campo serenamente».
Un incubo?
«La morte. La considero proprio una cosa ingiusta, non mi piace, mi fa schifo. Vorrei continuare a vivere così altri diecimila anni».
L’amore?
«Ho amato, sono stato amato e ho sofferto per amore quando ero più giovane perché non avevo capito cos’era l’amore. Poi quando arrivi a un’età come la mia capisci che amore è voler bene all’altra persona. Mi sono sposato (con Antonella De Iuliis) dopo vent’anni, ci ho pensato un po’…».
Il dolore più grande?
«La morte di mio fratello, a soli 41 anni, per un infarto, una tragedia per me e per i miei genitori. Non avendo io figli, la perdita delle persone care è ancora più forte. Lui era una persona colta e sensibile, ma la vita gli faceva paura».
Laureato in Medicina, non ha mai pensato di condurre programmi di salute?
«Mi sono laureato a 40 anni, ad Avellino, la mia città, per far contenti i miei genitori: se non fossi già stato assunto in Rai mi sarei specializzato in psichiatra. I programmi di medicina? Magari li farò, c’è tempo…»
Un medico che in casa sua non cucina…
«Non sopporto gli odori. Uso solo il microonde, anche per fare la pasta. Mia moglie ogni tanto va a casa sua a cucinare».
Le sue interviste sono semplici o banali, come qualcuno dice?
«Non sono banali, sono semplici. Non so neanche cosa significhi banalità. Le cose semplici sono le cose che appartengono a tutti noi, amore e sofferenza. La semplicità forse è una profondità nascosta».
Infine, cosa si chiederebbe ancora?
«Quanto durerà quello che ho? Domanda che mi faccio sempre perché può finire da un momento all’altro… Mi vengono i brividi all’idea. Come faccio a non pensarci? Vado al cinema, a teatro, lavoro tanto, sto con Antonella, salgo a Milano – che mi piace tanto – da Fazio e… mi mangio un gelato al giorno».
Laura Rio, ilgiornale.it