Quello del tronista era diventato un prototipo di cui più o meno tutti, ormai, avevamo un’immagine in mente. A scardinarla, è arrivata — finalmente — una trentenne senza dubbio bellis sima, e fin qui nulla di nuovo, ma non palestrata o taglia 38. Samantha Curcio, originaria di Sapri, in provincia di Salerno, è la prima tronista curvy. Onestamente, la differenza sostanziale non è stato tanto quella fisica ma più la schiettezza, la freschezza e il piglio intraprendente con cui si è presentata. Aspettava da anni di diventare tronista. Si presentava ogni volta ai casting di «Uomini e donne», il programma di Maria De Filippi in onda nel primo pomeriggio su Canale 5, dicendo: «Dovete fare un trono curvy», ma fino ad ora non le avevano dato retta.
Il suo passato
«Si può dimagrire ma non si può diventare simpatici» è il suo motto. Si definisce orgogliosa di essere curvy nonostante «non abbia la fisicità televisiva: accendi la tv e vedi Belén non me», ha raccontato proprio in tv. «Da sempre mi sono sentita una diversa fin da bambina non potevo fare la ballerina, figuriamoci pensare di diventare una principessa come le altre…», ha quindi spiegato, rivelando anche che «a 15 anni il peso da portarsi dietro per me era di 90 chili, che cercavo di camuffare indossando vestiti di due taglie più grandi… Ma io quei chili li ringrazierò sempre perché mi hanno permesso di sviluppare altre doti, come la capacità di andare oltre ciò che si vede solo da fuori e il dover diventare simpatica e acuta, perché se al liceo non te la cavi con la bellezza devi tirare fuori altro».
L’amore tasto dolente
Anche il suo passato è fatto di batticuori, ma quasi mai ricambiati o fortunati: «Sono state quasi tutte infatuazioni deludenti, in cui mi sentivo dire che dovevo dimagrire… spesso mi dicevano che avevo un bel viso, ma io ci leggevo che dal viso in giù non avevo niente di bello». Un subbuglio di emozioni gestite con freschezza e gioia, nonostante anni non sempre semplici: «Sono anche arrivata a pesare 48 chili. Ma poi mi sono detta: perché devo piegarmi a una società che mi vuole in un certo modo che non sono io? Alla fine ho capito che la felicità arriva quando realizzi che ognuno di noi ha qualcosa che nessun altro ha: la sua unicità». La speranza, ora, è che i corteggiatori facciano la fila.
Chiara Maffioletti, Corriere.it