Finisce con tre mesi d’anticipo la conduzione per Edoardo Raspelli in questa edizione di Melaverde, annuncia un comunicato diramato dal critico gastronomico più famoso d’Italia. Perché dopo 21 anni di militanza (prima come inviato, poi come conduttore) e dopo 614 puntate Raspelli lascia la conduzione del programma dedicato ad agricoltura, ambiente e tradizioni di Canale 5? “Spy” lo ha incontrato. «Tutto è cominciato a maggio dello scorso anno, quando ho dovuto rifiutare la registrazione di una puntata perché proprio quel giorno avevo un appuntamento per farmi ripulire lo stent, un tubicino che mi è stato introdotto negli organi dopo l’infarto di venti anni fa. Sia la produzione del programma sia la rete si sono spaventati e con la scusa di dover fare delle puntate molto impegnative mi hanno consigliato di riposarmi, bloccandomi per sette puntate dove sono stato sostituito da Vincenzo Venuto».
Domanda. Ma lei stava male?
Risposta. «Affatto, il giorno dopo l’intervento sono andato a giocare un torneo di tennis».
D. E poi?
R. «Ho ripreso il programma a ottobre e ho portato a termine le puntate come da accordo. Dopodiché ho aspettato il nuovo contratto senza troppe preoccupazioni, dopotutto da vent’anni a questa parte i contratti sono di sei mesi in sei mesi e niente mi faceva presagire quanto poi avvenuto. Alla fine dieci giorni fa, finita la mia ultima puntata da contratto, ho cominciato a interrogarmi sulle prossime. Così ho chiamato la redazione, che mi ha detto di rivolgermi alla rete. Ho chiamato il direttore Scheri, che poi ho incontrato insieme con il vice-capo dei casting. Sono stati loro a comunicarmi che per “esigenze di produzione”, letterale, dalle prossime puntate subentrerà Vincenzo Venuto. La mia ultima puntata sarà quella in onda il 24 febbraio (l’intervista è stata originariamente pubblicata il 22 febbraio, ndr)».
D. Come ha reagito?
R. «Loro hanno tutto il diritto di sostituirmi. Non mi sento offeso, ma mi rimane l’interrogativo: perché è successo? Quali sono queste esigenze di produzione? Melaverde è sempre stata la mia vita. Queste interruzioni, o per paure eccessive sulla salute o per esigenze poco chiare, mi creano dispiacere. Mediaset ha dato moltissimo a me, eppure anche io credo di aver dato molto a loro».
D. Vincenzo Venuto lo apprezza alla conduzione?
R. «Dovrei essere geloso e incazzato, ma non sono né l’uno né l’altro. Anche perché Venuto non è uno sprovveduto: produce un sacco di film naturalistici, è bello e ha vent’anni meno di me. Comunque devo dirle la verità: io la televisione non la guardo. Vedo soltanto Melaverde e nelle pause pubblicitarie vedo Linea Verde, la concorrenza. Anzi, ormai siamo noi la concorrenza di Linea Verde».
D. Come mai?
R. «Beh, prima di noi c’è una replica che ci lascia la linea al 9-10% di share, mentre di là c’è il Papa a fargli da traino, al 22% se va male». D. Adesso cosa farà senza Melaverde ? R. «Avrò più respiro per fare con più calma le mie cose. Anche se il mio sogno è sempre stato quello di aggiungere a Melaverde delle altre cose». D. Per esempio? R. «Ho fatto dieci anni di cronaca nera. Mi piacciono le interviste, infatti a Melaverde ho sempre cercato di fare il cronista provando a far emergere delle storie interessanti».
D. Le sono mai arrivate altre proposte da altre emittenti televisive?
R. «No. Probabilmente ero troppo pesante da spostare…».
D. Lei scherza sempre con i suoi chili. Come va con il bypass gastrico?
R. «Lo chiamo supplizio gastrico, ma va bene. Mi ha salvato la vita. Da 126 chili sono riuscito a scendere a 88, ora sono stabile sui 100. Non meno».
D. Questa assicurazione da 500mila euro su gusto e olfatto è autentica?
R. «Siccome mi ritengo molto più comunicatore e vanitoso che grasso, questa cosa l’avevo fatta per far parlare di me e ci sono riuscito. Però l’ho fatto davvero: mi costa tre mila euro all’anno».
D. Le piace apparire?
R. «Quando mi è stato chiesto di fare tv mica mi sono tirato indietro. Purtroppo ho compromesso la irriconoscibilità quando vado nei ristoranti per fare il critico. Ora prenoto sempre con nome falso, con un telefono che non è il mio, travisando la voce. Però c’è poco da fare: quando arrivo, arrivo».
D. Lei è stato uno dei primi a stroncare i ristoranti, ora tutti li stroncano in tv con i docureality o i talent.
R. «Ci rendiamo conto che si parla sempre di questi programmi, ma che fanno dallo 0,9% al massimo 3% di share? Certo, non è televisione generalista, ma se dovessimo dare spazio sui giornali in base al numero di spettatori, dovremmo privilegiare i programmi più seguiti come Melaverde. Poi, posso dirlo? Sono stufo di sentir criticare questi chef-star perché sono sempre in televisione. Non è vero un cavolo che sono sempre in tivù. E poi la bravura di un grande cuoco è anche quella di saper creare una squadra».
Giulio Pasqui, Spy