(Paolo Giordano, sovaldi Il Giornale) Dopo aver annunciato il tour negli stadi, esce Lorenzo 2015cc: “Con i miei brani faccio “vedere” ciò che racconto. D’altronde Jovanotti è così: a geometria variabile. Mai identico. Sempre lo stesso. Ieri ha presentato il suo nuovo disco che non è un disco ma «un serial album» e si intitola Lorenzo 2015cc quasi a indicare la cilindrata di queste canzoni: «over the top» ossia sopra la media non solo come quantità (sono trenta!) ma anche come qualità, che è alta e onnivora, nel senso che va dal combat funk al cantautorato di nuova generazione, ossia sganciato da ideologie e politica varia.
Il disco più complesso della sua carriera, il disco giusto al momento giusto. Lungo. Da esplorare. Qualche volta da capire. Forse per questo ieri, quando lo ha presentato arrivando a bordo di un motorino anni Ottanta, Lorenzo Jovanotti era inarrestabile. Ne ha parlato. Lo ha illustrato con video e infografica. Ha risposto a domande. E si è messo a nudo come gli capita ogni volta quando parla di sé: «Prima di registrare queste canzoni sono passato dall’onnipotenza post tour negli stadi alla tristezza del tipo “ho quasi cinquant’anni, dove cazzo vado?”, fino al buco nero della polmonite, quando ho pensato di morire». Per sublimare tutti questi stati d’animo in trenta canzoni ha girato il mondo, registrandole a Cortona, a Milano, a New York agli Electric Lady Studios di fianco a Mark Ronson e U2 e poi sdoganandole nel proprio animo: «Questo disco è come una torta divisa tra amore, canzoni estive, Africa, fantascienza, caos e tante chitarre perciò è un disco rock’n’roll, asciutto e immediato». In pratica, le montagne russe, come dice lui.
Però, caro Lorenzo, la differenza vera è che stavolta ha scritto testi profondi come mai prima.
«Sì stavolta il mio vero cambiamento è nella scrittura più che nei suoni. Ho sempre voluto scrivere canzoni che facciano vedere cose e forse questo processo è finalmente iniziato».
Ma come scrive i testi?
«Come uno scrittore. Talvolta mi siedo a tavolino e scrivo i miei pensieri. Altre volte li compongo di getto durante le jam session, quando suoniamo e improvvisiamo».
Come un cantautore.
«Sono cresciuto dentro il mondo dei cantautori, inutile negarlo. Fanno parte di ciò che ho ascoltato sin da bambino insieme a tanta altra musica, anzi a tutta la musica, da quella africana a quella latino americana fino ai crooner: mi piace “cantare nelle orecchie” di chi mi ascolta, amo scrivere canzoni d’amore anche se forse non avrei mai immaginato di poterlo fare».
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Qual è la fotografia simbolo di questo disco?
«Quella fatta dal balcone della casa di Roma dove sono cresciuto: si vedono a poca distanza la Cupola di San Pietro e la casa Santa Marta dove ora abita Papa Francesco ma in primo piano c’è un benzinaio. Io ho sempre avuto bisogno di energia prima di iniziare un percorso».
Sarà per questo che sulla copertina di Lorenzo 2015cc c’è una sua foto con una pettorina da motocross. Quasi un’armatura moderna.
«La pettorina è una dichiarazione di guerra ma allo stesso tempo anche di protezione. Io sono fragile, non ho un’idea precisa su niente e mi sento attaccabile: chi si mette una armatura è sempre indifeso, non a caso il grande saggio si mette a nudo. Al culmine della propria fama, John Lennon si fece fotografare nudo come a dire: sono invincibile».
Quando si è invincibili spesso si è anche sterili.
«C’è un verso bellissimo di Leonard Cohen: “Dalle crepe passa la luce”. È uno dei versi più belli della storia».
Quali sono le parole chiave del disco?
«Senza’altro “con”. Viviamo nell’epoca del senza (senza zuccheri, senza calorie eccetera) invece a me interessa aggiungere».
E poi?
«E poi “pressione” perché questo disco è stato per la prima realizzato mentre annunciavamo le date del tour negli stadi (ci sono ben tre San Siro che lo aspettano a fine giugno – ndr ), “sentimento della libertà” e infine “eppure”».
Perché?
«È una parola che mi piace tanto, ci sto bene dentro, questo disco è governato dalla parola eppure: molto bello questo brano eppure vorrei aggiungerci altro…».
Infatti ha aggiunto molto. Ad esempio il brano L’estate addosso è pure diventato parte della colonna sonora del nuovo film di Muccino.
«Gabriele mi ha mandato la sceneggiatura, che è forte e a me il titolo L’estate addosso è sembrato un titolo così bello che ho voluto scriverci una canzone. Poi ho chiesto a Vasco Brondi (bravissimo) di scriverne un altro e la versione definitiva è nata da un mash up dei due testi: diciamo il 30 per cento a lui e il 70 a me. Oltre a lui nel disco collaborano anche Zibba, Manu Dibango e il grande chitarrista Bombino».
E il film di Muccino?
«Uscirà presto e sono sicuro che sarà un grande film».
Scusi Jovanotti qualcuno dice che una parte dei suoi follower su Twitter sia inesistente.
«Rispondo come rispondevo alla professoressa di fisica: non lo so. Ma sono interessato a vedere come si sviluppa questa questione».
Il disco si apre con L’alba , una sventola di energia con un testo nel quale accenna a viaggi da Tripoli a Lampedusa.
«L’immigrazione è un problema dell’Europa e noi siamo il pontile dell’Europa, forse dovremmo essere più influenti nella gestione del problema».
Tutto passa da Renzi.
«L’ho appoggiato conoscendo i suoi limiti e i suoi pregi. E tuttora credo sia una grande opportunità per l’Italia».