Par condicio, la tv contro i richiami dell’Agcom

Par condicio, la tv contro i richiami dell’Agcom

Mentana e Mediaset contrattaccano dopo i richiami dell’Autorità per le comunicazioni, che lamenta squilibri tra le varie forze politiche. I dettagli dei casi sotto la lente

Enrico Mentana

Fioccano i richiami dell’Autorità per le Comunicazioni (Agcom) alle emittenti sul rispetto della par condicio elettorale. Ma piovono anche le polemiche sui bizantinismi prodotti dal nuovo regolamento contro cui si scagliano La7 e Mediaset, che già avevano messo in guardia l’Autorità sulla difficile applicabilità delle nuove norme. Un confronto che si fa sempre più duro e che rischia di deflagrare mentre manca poco più di un mese all’appuntamento elettorale. Ad appiccare il fuoco sono le segnalazioni dell’Agcom sulle trasmissioni andate in onda nel periodo 15-21 gennaio. Ce n’è un po’ per tutti, tranne che per le reti Rai che non siano il canale all news. Si parte da «un forte richiamo» a La7 per «il tempo di parola e il tempo di notizia» dedicato, specie nelle edizioni principali, a M5S e Lega a scapito di Pd e Forza Italia. Stesso monito riguarda Tg4 e a Studio Aperto per «l’elevato tempo di notizia fruito da Forza Italia a svantaggio delle altre forze politiche, in particolare nelle edizioni principali». Un richiamo va anche a Skytg24 per «l’eccessivo tempo di parola, riflesso anche nel tempo di notizia, destinato a M5S, Leu e Lega». Ultima tirata d’orecchi è diretta a Rainews per lo squilibrio «nei tempi di parola a favore di Leu e a detrimento del Pd».

Lo sfogo di Mentana

Per «tempo di parola» si intende il tempo fruito direttamente da un soggetto politico «in voce», senza mediazione giornalistica, ovvero attraverso dichiarazioni, interviste, interventi in Aula, conferenze stampa. Mentre «tempo di notizia» è quello attribuito nei notiziari alle varie forze politiche per esprimere la loro posizione. Sferzante la replica del direttore del TgLa7 Enrico Mentana: «Sapete quale sarebbe il tempo di parola dato alle due liste citate? Quattro minuti e 12 secondi per il M5S e un minuto e 50 secondi per la Lega. In nove ore e mezza di notiziari. È francamente patetico, irrispettoso e offensivo per il lavoro che svolgiamo». L’emittente La7 poi precisa che il richiamo di Agcom «si riferisce esclusivamente alle edizioni principali del Tg La7 che, essendo un notiziario, segue necessariamente l’agenda politica e la cronaca dei fatti» che portano cioè alla ribalta, di volta in volta, questo o quel partito.

Il contrattacco di Mediaset

Stessa osservazione giunge da Mediaset, che rileva come gli unici richiami che la riguardano sono relativi al tempo di notizia. «Ovvero — si spiega — il tempo dedicato nei Tg a titolare e a dare notizia delle posizioni o delle iniziative di questa o quella forza politica, la cui rilevanza giornalistica dipende dai fatti del giorno e dalla sensibilità professionale di ogni singola redazione». Più in generale Mediaset fa notare come «il fatto che siano coinvolte nei presunti squilibri cinque diverse testate tv nazionali, significa che le norme si stanno rivelando di difficile interpretazione». Per questo, fa sapere l’emittente, Mediaset ha già inviato all’Agcom la scorsa settimana una richiesta di chiarimenti, «rimasta ancora senza riscontro per orientare meglio il lavoro delle nostre testate». L’ultima osservazione è del segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi (Pd), per il quale però la notizia è un’altra: «In quasi tutte le emittenti ci sono squilibri che danneggiano il Pd. Un quadro imbarazzante: non si era mai visto un simile trattamento a reti unificate contro lo stesso partito».

Antonella Baccaro, Corriere della Sera

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