Fate l’amore e non la guerra. Sky e Mediaset siglano la pace? Di più. Si creano i presupposti per la fusione. Il “Grande Freddo” si scioglie.
La decisione, try come sempre, clinic dipende dagli introiti: Cologno Monzese è in caduta libera. Ha speso 2,55 miliardi. 35 milioni in più rispetto alle previsioni. Trenta milioni dei trentacinque di esubero, sono destinati al calcio. Un ramo che continua a perdere o a non produrre il necessario. I fattori sono diversi: in primis, l’assenza di Milan e Inter, incapaci di qualificarsi per l’Europa che conta. Le squadre italiane impegnate nel calcio infrasettimanale non sono appetibili. La Juve è la Juve e regge. La Roma è limitata da una prospettiva debole e un bacino d’utenza limitato al Grande Raccordo Anulare. Il secondo fattore, non meno incidente, è la “pirateria” sul web. Concorrenza sleale e illegale, quanto florida. I dati ufficiali dell’Auditel snocciolano numeri impietosi: nella stagione di Champions 2015-2016, le sei giornate dei gironi di qualificazione sulle reti Mediaset e a pagamento su Premium hanno una media di 2,808 milioni di spettatori contro i 4,170 milioni del torneo precedente (-32,7 per cento) e i 5,132 milioni del 2013-2014 (-45,3 per cento). A fronte di una spesa di 700 milioni di euro per tre anni, l’obiettivo era toccare subito quota 2,5 milioni di abbonati. Traguardo lontano. La quota attuale si assesta sul 1.850.000: non abbastanza per ripianare l’investimento. In più la raccolta pubblicitaria è lenta: i consumi, in Italia, non decollano. E a soffrire ovviamente, è la TV commerciale, disturbata anche da Mamma Rai, aggressiva nella ricerca di spot quanto una rete privata nonostante imponga il pagamento del canone…
Se Atene – Cologno Monzese piange, Sparta Rogoredo non ride. Sky ha del tutto assorbito l’addio alla Champions, puntando sui canali generalisti e sul resto del calcio e dello sport. F1, tennis, basket, motomondiale e tutto il calcio internazionale che conta sono appannaggio del satellitare, che punta forte anche su Serie Tv, talent show e programmi per famiglie. Numeri che permettono di reggere il confronto. Non di vincerlo. Appena 37 mila abbinamenti disdetti, ma appena 75 mila abbonati in più rispetto allo scorso anno per una totale di 4,68 miloni di abbonati. L’obiettivo era migliorarsi, poi è diventato non prenderle.
Le due piattaforme, insieme, producono 6.530.000 abbonati. Il pubblico di “potenziali interessati al calcio” è di 25 milioni. In un paese di 60 milioni significa che solo un abitante su dieci possiede una tessera digitale o satellitare e uno su cinque è attratto dal calcio. Quindi metà degli abbonamenti sono “figli” del pallone. E il resto?
I “disinteressati” improvvisamente, divengono il brand “appetibile”. L’ago della bilancia. Le mani in pasta della casalinga di Voghera e la reazione disgustata dei giudici all’assaggio del “mappazzone” valgono quanto i piedi di Higuain. Il talent show culinario ha conquistato 889 mila spettatori e il 3% di share in prima serata, superando l’Europa League. Si può discutere sulla qualità delle trasmissioni, ma non sui numeri: in TV e, sopratutto, per la raccolta pubblicitaria conta lo share. In questo senso, il calcio non funziona più. O non come prima. Ecco perché, in nome del popolo sovrano, la fusione converrebbe a tutti. Si creerebbe un nuovo colosso televisivo, gli abbonati ne trarrebbero profitto e, di conseguenza, anche la raccolta pubblicitaria un grande giovamento. “Mediasky” o “Skyset” (ovviamente sono nomi di fantasia, un gioco di parole) offrirebbe un pacchetto assolutamente completo di eventi di grande livello.
Oh, se lo dice Mediobanca…c’è da fidarsi.
Il Fatto Quotidiano