Antonio Capuano, la scia di dolore del terrorismo

Antonio Capuano, la scia di dolore del terrorismo

Al Torino Film Festival in cui sono centrali gli ‘anni di piombo’ – basti pensare al bel docu di Monica Repetto 1974 1979 LE NOSTRE FERITE – arriva anche fuori concorso IL BUCO IN TESTA di Antonio Capuano, film ispirato a una storia vera, quella di Maria S. (Teresa Saponangelo) che vive in una località vicino al mare, in provincia di Napoli.


    Una donna senza troppe qualità, questa Maria, un gatto randagio pieno di rabbia, senza un lavoro fisso e con una madre praticamente muta e disturbata. Dietro tutti questi disagi, quarant’anni prima, la morte del padre, vicebrigadiere di polizia poco più che ventenne, ucciso da un militante dell’estrema sinistra.
    Quando tutto questo è successo in realtà lei non era neppure nata, ma Maria per anni ha vissuto in una casa dove in ogni stanza c’era una foto di questo ragazzo molto bello che, solo crescendo, scoprirà essere il padre.
    Un giorno nella vita disordinata di Maria, corteggiata maldestramente da Fabio (Francesco Di Leva), professore di una scuola dove lei collabora gratis, entra un po’ di verità. Ovvero viene a sapere che l’omicida del padre ha un nome: Guido Mandelli (Tommaso Ragno).
    Ora l’uomo ha scontato la sua pena e vive in un appartamento a Milano. Finalmente un nemico da odiare, pensa Maria che, senza pensarci su, si taglia e si tinge i capelli di rosso, prende la pistola del padre e corre a conoscere quell’uomo causa di tutti i suoi mali. “Ho sentito la storia di questa donna alla radio – dice Capuano all’ANSA – e l’ho voluta conoscere. Raccontava la morte del padre, vicebrigadiere di Pubblica Sicurezza Antonio Custra di 25 anni con semplicità, in maniera serena e pacata. I media certo – continua il regista – si chiedevano allora giustamente perché mai questa ragazza, dopo 30 anni da quella vicenda, aveva voluto incontrare l’assassino del padre. ‘Lo volevo guardare negli occhi’, diceva. ‘Forse sarei riuscita a liberarmi dall’odio che mi blocca da quando sono nata. Ho un buco in testa, dal quale ancora non riesco a venir fuori'”.
    E ancora Capuano: “Io ero incollato alla radio, come sempre succede, quando avverto intorno a me un corto circuito. Subito pensai che quell’emozione, quella storia, dovevo trasferirla, muoverla avanti. La vita di quella ragazza ‘nata morta’ come lei diceva di sé, bisognava farla conoscere, rivivere”.
    Il terrorismo? “È una cosa che ho vissuto pienamente, simpatizzavo per i gruppi di estrema sinistra – dice il regista de La guerra di Mario -, ma poi quando hanno cominciato ad ammazzare le persone non ci sono stato più: non si cambia il mondo uccidendo. Certo se penso al mondo di oggi mi vergogno, sento la sconfitta. Che mondo mai abbiamo lasciato ai giovani che alla fine non possono far altro che perdersi nelle spirali tra droghe e altro?”.
    Prossimo film per Capuano? “Ho tanti progetti, ma vorrei tanto fare l’Edipo Re di Sofocle”. 

ANSA

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