“Chi è l’Amica geniale? È quella persona che ti rende migliore”

“Chi è l’Amica geniale? È quella persona che ti rende migliore”

Il regista Saverio Costanzo presenta la serie tv tratta dai libri della misteriosa Elena Ferrante

Un brivido d’eccitazione serpeggia nel Salone degli Arazzi della Rai di viale Mazzini. Ci sarà? Non ci sarà? Molti, tra giornalisti e fan che ieri affollavano l’anteprima mondiale del terzo episodio de L’amica geniale (dopo i primi due presentati all’ultima Mostra di Venezia) fantasticavano che nella calca si nascondesse proprio lei: l’ignota autrice del best-seller da milioni di copie che, celando la propria identità dietro lo pseudonimo di Elena Ferrante, e negandosi a qualsiasi apparizione pubblica, ha astutamente aumentato attrattiva e notorietà della tetralogia da cui oggi Rai, Fandango e Wildside hanno tratto l’omonima serie, dal 27 per quattro martedì su Raiuno (e online su Raiplay), per la regia di Saverio Costanzo.Una sedia vuota con sopra una copia del primo romanzo, dalla cui serie la fiction è tratta, teatralmente simboleggiavano l’illustre assente. «Neppure io l’ho mai incontrata, ne’ ci ho mai parlato racconta divertito il regista Costanzo -. Come abbiamo fatto a scrivere assieme la sceneggiatura? Con un carteggio ottocentesco. Cioè attraverso le mail; continuando a darci del lei. Ma non ho alcuna curiosità d’incontrarla davvero. Per me potrebbe anche vivere a Shangai; potrebbe perfino essere un uomo. Se mi dicessero: la Ferrante è nella stanza accanto, andiamo a conoscerla, io non ci andrei. A me interessano solo i suoi romanzi». Dei quali Costanzo era accanito lettore ancora prima che l’autrice stessa lo designasse come regista della trasposizione tv. Dal secondo dei volumi, assieme a lei, a Francesco Piccolo e a Laura Paolucci, sta già scrivendo la sceneggiatura. «Da donna intelligente qual è, la Ferrante s’è mostrata subito abile: non è affatto detto che una romanziera sappia scrivere anche per il cinema. E tutte le volte che necessitava il suo intervento lei è stata di una sorprendente velocità. Sempre disponibile, mai gelosa di ciò che ha scritto, mai sulla difensiva. Sospetto anzi che avrebbe desiderato le fossimo, nella nostro adattamento tv, anche più infedeli».

Agli inizi, la sfida di affrontare la narrazione-fiume dell’amicizia fra due bambine napoletane degli anni 50, che attraversando i decenni racconta anche del nostro Paese, e insieme l’emancipazione femminile mediante la cultura, l’aveva spaventato. «Venivo da un altro confronto romanzo-cinema con La solitudine dei numeri primi. Ero stressato. Poi l’occasione di dar vita ad un mondo irresistibile (leggendo i romanzi m’ero sentito un bambino su una montagna russa: avevo paura di girar pagina per scoprire cosa sarebbe accaduto dopo) è stata troppo ghiotta. E la paura l’ho messa da parte». Per Costanzo «il rapporto quasi fisico che Ferrante stabilisce col lettore è molto simile a quello che un regista instaura col suo spettatore. Il che rende questi libri ideali per una trasposizione televisiva»Televisiva o cinematografica? Proprio qui sta il problema. Il cupo soggetto, il ritmo riflessivo, il clima plumbeo; perfino l’uso dei sottotitoli per il napoletano parlato dai personaggi, rischia di fare della cinematografica Amica geniale un prodotto rischioso per la distratta e superficiale fruizione televisiva. «Sono consapevole che entriamo in un elettrodomestico ammette il regista – Non solo. Mi odieranno tutti, se lo dico: ma riconosco che L’amica geniale è più interessante vederlo sul grande schermo. Queste però sono le regole del gioco. Io faccio comunque del cinema. Gli ascolti? Non sono un problema che riguarda me. Anche se so che con L’amica geniale la Rai corre rischi spaventosi». Ma Raifiction (e cioè Tinni Andreatta) non pare affatto preoccupata. Al contrario: «I motivi d’interesse di questa serie sono enormi. E’ una storia scottante, vera. E ha avuto il successo che ha avuto proprio perché parla del nostro vissuto». Quanto a Costanzo è ancora immerso nell’universo ferrantiano. Ma lui ha mai avuto un amico geniale? «Ne ho avuti tanti. E ancora ne ho. Magari mi chiedo se non sia stato il mio sguardo innamorato, a renderli tali. E anche fra le due protagoniste: quale delle due è la vera geniale? È proprio Lila o non piuttosto lo sguardo di Elena? In ogni caso una cosa è certa. La genialità del tuo migliore amico aiuta a rendere migliore anche te».

Paolo Scotti, il Giornale

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