“Non sono un politico, ma un ex soldato e un essere umano, e dalla mia esperienza, limitata alla guerra in Kosovo, così simile a quello che accade in Ucraina e Israele, posso dire che in ogni conflitto sono sempre i civili innocenti che soffrono ed è davvero terribile“, afferma James Blunt, che in questi giorni è a Milano per presentare il suo nuovo album “Who we used to be”, uscito a distanza di quattro anni dall’ultimo “Once upon a mind”.
Nel giugno 1999 Blunt era capitano dell’esercito inglese e fu il primo ufficiale a entrare nella capitale kosovara Pristina, al comando di un reparto da ricognizione, in preparazione dell’ingresso del contingente NATO.
In quell’occasione, Blunt disubbidì a un ordine del generale Wesley Clark, rifiutandosi di sopraffare un contingente di 200 soldati russi che bloccavano una pista d’atterraggio.
Blunt, guardando il mondo sempre più martoriato dalle guerre, osserva che “la grande tristezza è che il mondo sembra spingersi sempre più nella divisione, i politici sembrano interessati a dividerci e così tutto finisce in tragedia, è strano pensare che come esseri umani abbiano tutti le stesse emozioni, puoi incontrare meravigliosi palestinesi o israeliani, ucraini e russi, kosovari a albanesi, non siamo gang o partiti politici, ma abbiamo perso la capacità di capire le ragioni dell’altro“.
La compassione e l’umanità fanno parte anche del suo nuovo lavoro in studio: “L’album ha un senso di nostalgia, sono nel music business da 20 anni e in questo tempo“, afferma l’artista, “il mio posto nel mondo è cambiato, ho incontrato una donna con cui voglio restare per tutta la vita, non scrivo più canzoni d’amore per estranei, i miei genitori stanno invecchiando, ed ora sono io a dovermi occupare di loro“.
“Ero il ragazzo che ha scritto ‘You’re Beautiful’ per una ragazza incontrata solo qualche istante in metropolitana, ora per la donna con cui condivido la vita canto canzoni che hanno un valore ben più importante“, conclude James Blunt.