Da bambina, voleva fare la rockstar, “la lampada tascabile era un microfono perfetto“, racconta Carmen Consoli che da domani torna con il nuovo album di inediti ‘Volevo fare la rockstar’ (Narciso/Polydor) . In copertina, proprio la foto di quella Carmen bambina che sognava di fare la rockstar, per la quale nella sua immaginazione “il tavolo della cucina era un palco perfetto, volevo fare la musica e scuotere su e giù la testa, imbracciando una chitarra vera”. Dalla Sicilia alle ovazioni negli Usa, con quella definizione del ‘New York Times’ che la descrive come “magnifica combinazione tra una rocker e un’intellettuale, con una voce piena di dolore, compassione e forza“.
Il nuovo album arriva a distanza di sei anni da ‘L’abitudine di tornare’ e di tre anni da ‘Eco di Sirene’ live con i successi riarrangiati per chitarra, violino e violoncello. “Un grande sogno da custodire e coltivare, un sogno da ricercare e ascoltare – spiega l’artista catanese, che firma tutti i testi e le musiche dei brani del nuovo album, un paio con Massimo Roccaforte – è ciò che ci rende più umani e più felici, ciò che ci caratterizza e identifica. Perché il sogno può essere un piccolo seme che germoglia diventando desiderio e il desiderio spinge a cercare le risorse e l’energia per poterlo trasformare in progetto e per mettere in piedi le azioni necessarie a realizzarlo”.
Altro tema che ricorre nel disco è il timore, espresso con ironia, che “si possano riaffermare la logica della sopraffazione, il sovranismo, il negazionismo, con conseguente corollario linguistico di luoghi comuni e frasi fatte”. Racconta Carmen che nella composizione di questo album si è sentita libera come quando ha scritto il suo primissimo ‘Due parole’ nel 1996: come allora, ha trascorso del tempo in studio con Roccaforte – che ha prodotto il disco insieme a lei e a Toni Carbone – giocando sui suoi appunti musicali e su questi hanno suonato e improvvisato insieme fino a quando i pezzi non hanno raggiunto una forma che li soddisfacesse per registrarne infine le versioni.
Enzo Bonaiuto, Adnkronos