Toto Cutugno, Adriano Celentano: “Gli dissi che ‘L’Italiano’ non l’avrei mai cantata”

Toto Cutugno, Adriano Celentano: “Gli dissi che ‘L’Italiano’ non l’avrei mai cantata”

Tra Toto Cutugno e Adriano Celentano il legame è sempre stato forte. Toto ha scritto per il Molleggiato grandi successi, a partire da “Soli”, con la quale Celentano dominò le classifiche di fine anni 70. Ma c’è stato un momento decisivo nella carriera dei due, una sorta di sliding door, che lo stesso Adriano ha ricordato nel rendere omaggio al collega scomparso martedì a 80 anni: il rifiuto di cantare “L’Italiano”, che era stata composta per lui. “A volte la troppo scrupolosità si può trasformare in una cazzata mondiale” ha scritto Celentano.

Toto Cutugno tra fine anni 70 e inizio anni 80 era un cantautore già discretamente affermato, con un Festival di Sanremo vinto nel 1980 con “Solo noi” e una carriera solista ancora in rampa di lancio. La vera medaglietta che poteva appuntarsi al petto in quel momento era quella di aver scritto per quello che era il suo idolo, Adriano Celentano, un grande successo, “Soli”, e poi un intero album, “Il tempo se ne va” (1981), anche questo molto fortunato. Per questo nel 1982 quando insieme a Cristiano Minellono scrive “L’Italiano” il pensiero corre subito ad Adriano, è la canzone perfetta per lui! Ma Celentano non è dello stesso avviso ed è proprio lui a ricordarlo nel post pubblicato per salutare l’amico di tanti anni.

“Ciao Toto!…ricordo che eravamo in macchina… una cinquecento credo, e tu insistevi perché io incidessi “L’italiano” – scrive Celentano sui suoi canali social -. Una superbomba appena ultimata la notte prima che ci vedessimo. “Non ho dormito tutta la notte – mi dicesti- pensando al successo che faremo, tu come interprete, e io come autore”, il brano era davvero FORTE!!! Ma ciò che più di tutto mi frenava era proprio la frase più importante: “IO SONO UN ITALIANO VERO”. Una frase oltretutto insostituibile, in quanto è proprio su questa che si regge l’intera impalcatura di quella grande opera. E io sentirmi pronunciare: “SONO UN ITALIANO VERO” mi sembrava di volermi innalzare. Lui non credeva alle sue orecchie: “ma non capisci che è proprio questo il punto, io l’ho scritta pensando a te, perché tu sei davvero un italiano vero”. “Sì lo so”- gli dissi io -però non mi va di dirlo io. Non sempre ma a volte la troppo scrupolosità si può trasformare in una cazzata mondiale. Però nonostante tu l’abbia cantata come l’avrei cantata io, oggi, se la dovessi ricantare la canterei esattamente come l’hai cantata tu! Eri e rimarrai, un grande indimenticabile! Ti voglio bene. Adriano”.

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