Crimes of The Future, il futuro secondo David Cronenberg tra follia e chirurgia

Crimes of The Future, il futuro secondo David Cronenberg tra follia e chirurgia

Presentata in concorso al Festival di Cannes, arriva al cinema dal 24 agosto, la nuova opera del regista canadese interpretata da Viggo Mortensen, Lea Seydoux e Kristen Stewart. Un viaggio ipnotico e affascinante al termine del body horror

CRIMES OF THE FUTURE, LA SUMMA DEL CINEMA DI DAVID CRONENBERG

Si sa,  nei film di Cronenberg conta soprattutto la bellezza interiore, declinata in ogni sua forma, coniugata in ogni suo vizio. Sicché, il regista immagina un futuro, neanche troppo lontano, in cui la chirurgia rappresenta il nuovo sesso. E pare di vedere i gemelli Beverly e Elliot Mantle di Inseparabili sorridere tra un utero triforcuto e un set di strumenti per operare donne mutanti. La bistecca teletrasportata da Set Brundle in La mosca ha il sapore amaro della sconfitta in un mondo in cui l’umanità deve sopravvivere in un ambiente sintetico. Niente è per sempre, tanto meno la biologia. E i più (s)fortunati soffrono di “Sindrome da Evoluzione Accelerata”, mentre impazzano biotecnologie che paiono l’upgrade del gamepod di eXistenZ. Perché pure in Crimes of The future “Devi partecipare al gioco per scoprire perché partecipi al gioco. È il futuro!”. Ma il videogame ha ceduto il passo alla performance. Così l’artista Saul Tenser, con la complicità della volitiva Caprice, mette in scena la propria alterazione genetica. L’epifania della nuova carne teorizzata in Videodrome si palesa in uno show di successo. L’asportazione di nuovi organi è uno spettacolo per voyeur colti e decadenti. La chirurgia modula il dolore dell’artista in una società in cui tutto risulta anestetizzato, esangue, smagato. Le cicatrici anelate e venerate in Crash passano al livello successivo. Si tratta di mappare il caos interiore, di dare un senso all’anarchia fisiologica, di riempire il vuoto di un corpo che ti vuole uccidere. Tatuare un nuova ghiandola surrenale è un’operazione estetica, un quadro di Picasso, una scultura di Duchamp, un trittico di Bacon. Ma l’evoluzione non piace a tutti, tanto meno l’Arte che il potere vuole sempre da parte. E occhiuti burocrati, insieme a misteriosi enti governativi monitorano le performance di Saul con l’obiettivo di controllare le mutazioni e rimuovere come un tumore, una probabile ribellione.

IL CAST DEL FILM: VIGGO MORTENSEN,  LEA SEYDOUX, KRISTEN STEWART

Crimes of The future si balocca con gli ossimori, i conflitti, i contrasti. Ci trasporta in un mondo in cui è possibile dormire in un “Orchibed”, un letto, simile a un utero provvisto di un software per anticipare e regolare ogni esigenza corporea, eppure continuano a esistere i faldoni con i documenti cartacei e gli squadrati schedari in ferro. Tra l’infanticidio con il quale il film inizia e l’autopsia con il quale si conclude, l’alfa e l’omega giocano a rimpiattino accerchiati da relitti arrugginiti di navi abbandonate. Tra i due estremi Cronenberg ci delizia con lubriche cerniere lampo adagiate sull’addome e trasformate in sperimentali zone erogene e ci sorprende con la danza elegante di un uomo dagli occhi e la bocca cuciti, ma con il corpo costellato di orecchi posizionati nelle zone più improbabili. Per gli amanti dello slasher, si manifesta anche una coppia di fatali assassine inclini a un utilizzo improprio del trapano sul cranio umano. In questo medioevo prossimo venturo, spicca Viggo Mortensen che da La promessa dell’assassino è passato alla promessa di un futuro migliore per la razza umana. Afflitto da una perpetua raucedine e da una deglutizione molto disfunzionale, avvolto da uno stiloso mantello, il personaggio di Saul sembra arrivare dalla trilogia del Dottor Mabuse di Fritz Lang o dai Vampiri di Louis Feuillade, riportati in vita dall’imperdibile serie tv Irma Vep. Ancora una volta Lea Seydoux dimostra tutto il suo talento nell’interpretare Caprice, eroina straboccante di eros e thanatos (a prescindere dal film, la sua nudità sullo schermo abbacina sempre per regalità e distinzione). Persino accessoriata con bizzarre protuberanze sulla fronte , omaggio doveroso alla performance artist francese Orlan, l’attrice riesce a perturbare, incantare, sedurre. Last but not least, Kristen Stewart, dopo Spencer (film per il quale avrebbe meritato l’Oscar) aggiunge un’altra interpretazione da ricordare. Nella parte di Timlin, l’impiegata che lavora all’’Anagrafe Nazionale degli Organi, Kristen ci restituisce il ritratto di una donna enigmatica e nevrile. Chi continua a considerarla soltanto la Bella di Twilight (peraltro personaggio cinematografico dignitosissimo) dovrebbe leggere  il libro di Alessandro Amato La diva che non piace: Una nessuna centomila Kristen Stewart, per comprendere quanto sia un’attrice talentuosa e originale. Perché se l’ultimo film di Cronenberg ribadisce che il corpo è l’ultima frontiera, l’ultimo spazio in cui sperimentare, il mezzo per diventare ciò che siamo, la scelta del cast risulta la condizione necessaria sufficiente perché l’opera funzioni e affascini il pubblico.

CRIMES OF THE FUTURE, IL PASTO NUDO È IN TAVOLA

Certo, Crime Of  The future non è film semplice. D’altronde, nessuna pellicola firmata dal regista nato a Toronto il 15 marzo del 1943 lo è. Già a partire dal titolo, identico alla pellicola che aveva scritto e diretto nel 1970, ma con cui condivide solo l’ambientazione in un futuro distopico.

È necessario abbandonarsi alla visione, senza pregiudizi e con la corretta dose di sospensione dell’incredulità. Se si è intrepidi e curiosi, la visione risulta un’esperienza estetica a 360 gradi. Un’immersione nel cinema puro fra paura e desiderio. Un’opera che apre un portale sul nostro futuro. La rappresentazione di un’umanità innaturalmente innaturale. Un terrificante e magnifico sogno a occhi aperti. Infine, suggellato da un lungo bacio caldo, intenso, sensuale tra Mortensen e Seydoux, (uno dei più indimenticabili degli ultimi anni 20 anni), Cronenberg porta in tavola la specialità della casa. Fuori menù, il pasto, ça va sans dire, è nudo. E “l’istante, raggelato, in cui si vede quello che c’è sulla punta della forchetta”, per citare le parole di William Burroughs, ci offre una sintetica barretta di cioccolato viola. L’ultima cena è servita. Il veleno si trasfigura in medicina. Quello che non ci uccide ci rende più forti.  Sempre se non siamo già morti. 

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